Genitore nascosto? Ecco cosa dicono psicologi e studiosi

Meno male che c’è questa mostra di Georges de la Tour a Milano, chissà che il ciclo di incontri organizzato a latere dell’esposizione non funzioni meglio di Occupy Wall Street nel rimettere l’accento mediatico sulla vera, e nemmeno troppo recente, débâcle del mondo occidentale: la scomparsa della figura paterna. Oppure, è lo stesso, sulla sua gerontocratica, furbissima (e financo, paradossalmente, sterile) permanenza nei gangli e nelle posizioni di rendita della società. Che l’arrivo di due opere d’arte del Seicento (grazie a Eni, in collaborazione con Louvre, Comune di Milano e, per il catalogo Skira) in una città postmoderna porti a tali vivaci discussioni è solo un ulteriore bene spirituale uscito inatteso dalle pieghe di luce delle due tele del nostro de La Tour.
Il primo incontro, tenutosi il 29 novembre scorso a Milano e condotto da Lella Costa, ha visto ospiti Umberto Galimberti e Massimo Cirri, entrambi coinvolti a vario titolo nella psicologia contemporanea. Il primo sulla figura paterna ha scritto parecchio, il secondo è conduttore radiofonico (famoso per Caterpillar) e psicologo nelle Asl (dunque, «sul territorio»), nonché autore, pure lui, di saggi sulla «salute mentale» degli italiani (entrambi i due sono pubblicati da Feltrinelli).
Non è un caso che a ridosso di de La Tour i primi a intervenire siano psicologi, e in un ciclo significativamente intitolato Tale Padre, figli d’arte, discepoli e padri putativi. Da Freud a Jung, infatti, da Luigi Zoja a Massimo Recalcati, il tema non smette di interessare e allarmare. E da poco è uscito, a proposito, un saggio di spessore: La restituzione. Perché si è rotto il patto tra le generazioni di Francesco Stoppa (Feltrinelli).
Il secondo incontro del ciclo si è tenuto il 6 dicembre: anche qui Lella Costa ha moderato il dibattito tra il regista Luca Ronconi, direttore artistico del Piccolo di Milano, con i giovani attori della sua scuola Stella Piccioni e Fausto Cabra. Registi, attori: «Tutti sulla scena del Padre...» direbbe Lacan, autore guardacaso di un saggio dal titolo Dei nomi del padre (lo trovate pubblicato da Einaudi in un volumetto prezioso, che contiene pure Il trionfo della religione).
Ma veniamo al prossimo appuntamento, per il 20 dicembre: interverranno il rettore del Collegio San Carlo di Milano, don Aldo Gerenzani, e il suo ex allievo l’avvocato Federico Vasoli. Dopo psicologi, attori e registi, ecco che il dibattito si farà più religioso. È dal 1970 che don Aldo vive «tra i figli», quindi, indirettamente, tra i loro padri. Prete di oratorio a Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa, zona popolare di Milano, insegnante di religione ai licei «Allende» e «Parini» e poi rettore del San Carlo, scuola che ebbe tra i suoi alunni il futuro Pio XI.

Cosa avrà da raccontarci un uomo che riesce a chiamare per nome ciascuno dei suoi 1200 alunni? Sarà interessante ascoltare «la versione» di don Carlo, perché fu lui a citare con giustezza il poeta Gibran in un’intervista: «I vostri figli abiteranno case che voi nemmeno in sogno potete visitare».

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