Aiuto, la città perde pure la scienza

(...) che è sempre una buona ricetta, qualsiasi sia il settore di cui ci si occupa.
Eppure, sembra quasi che la città non se ne accorga o snobbi il Festival. Come sempre, quando succede qualcosa, non manca qualche cittadino mugugnone che guarda storte le installazioni o non sorride a quei ragazzi e a quelle famiglie con le magliette bianche con il logo della Scienza e della Camera di Commercio di Genova o il pass al collo che li qualifica come appassionati di scienza. Eppure, non serve un genio dell'economia. Eppure, creano indotto. Eppure, sono un vero valore aggiunto della città.
E dire che il futuro è proprio lì. Anche la nascita di «Wow!», la nuova struttura modellata sui centri della scienza a stelle e strisce, fortemente voluta dalla fondazione Edoardo Garrone per la parte no profit e dai suoi partner Bruzzone e Gattorno dal punto di vista più strettamente imprenditoriale, va assolutamente in quella direzione. Nel portare a Genova turisti (e, perchè no?, anche genovesi) che creino nell'area del Porto Antico un ulteriore circolo virtuoso, ulteriore ricchezza, ulteriore cultura e ulteriori idee. Insomma, qualcosa che arricchisce Genova. Poi, che arricchisca anche i promotori lo speriamo, se lo meritano, come se lo merita ogni imprenditore che scommette su un'idea. Ma l'importante è che arricchisca la città.
Insomma, siamo alle solite. Un valore e un patrimonio di Genova e della Liguria è in qualche modo snobbato da Genova e dalla Liguria. Non con atti devastanti, intendiamoci. In questi giorni non c'è nessuno (o quantomeno speriamo) che va davanti a Palazzo Ducale o all'Expò per impedire di entrare ai ragazzi e agli adulti che vogliono assistere ai laboratori o alle conferenze. Però, a mio parere, manca l'entusiasmo. Come se la minaccia di trasferire il Festival a Torino, fortunatamente scongiurata lo scorso anno, avesse sì in qualche modo rivitalizzato la voglia di Genova di ospitare la manifestazione. Ma, appena il rischio è sfumato, tutto è tornato come prima, a un tran tran onesto, ma in cui l'entusiasmo è un ricordo. E, ribadisco, parlo dell'entusiasmo della città, non di quello degli organizzatori, i quali - non tutti, ma molti - hanno ancora la carica di dieci anni fa.
Soprattutto, il Festival è meraviglioso per i bambini. Perchè la scienza è in grado di creare stupore. E chi sa stupirsi è già a metà dell'opera. Così vedere che i laboratori del piazzale delle Feste del Porto Antico, il villaggio dell'Enel, le spade di luce ispirate a Star Wars alla biblioteca universitaria di Principe, dove un tempo c'era l'hotel Columbia, o gli esperimenti di giocoleria nel cortile di Palazzo Ducale, mette di buon umore, come mettono di buon umore i sorrisi e le feste dei bambini. Gli stessi bimbi, compresi i miei, che, però, sono capaci di commuoversi vedendo altri bimbi meno fortunati di loro nel tendone di Medici Senza Frontiere che riproduce un ospedale d'emergenza, bellissima novità per il Festival della Scienza, davanti alla basilica di San Lorenzo.
Poi, certo, quelli con il nasino all'insù, diranno certamente che le spade di luce non sono proprio scienza come la intendono loro e che la giocoleria non lo è per nulla. Ma, per l'appunto, ragionando così, il loro nasino sarà sempre più all'insù, come il ditino alzato. E loro continueranno a guardare il dito e non la luna indicata da quel dito.


Eppure, tutto questo va nella stessa direzione che abbiamo indicato domenica, parlando del Fai e della bellezza di Genova da riscoprire e che - in una sorta di ideale trittico su cosa potrebbe essere la nostra città - continueremo nei prossimi giorni approfondendo la storia di Carestream, la multinazionale a stelle e strisce che ha scelto come sede la nostra città. Un esempio che potrebbe regalare un grande futuro a tante aziende e a tanti genovesi.
La via è sempre quella, puntare sulla Bellezza. Basta accorgersene.
(2- continua)

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