(...) Fatture, scontrini, ricevute, giustificativi, rimborsi: tutto ciò che i consiglieri regionali hanno presentato per mettere in conto alla Regione le spese sostenute negli ultimi anni.
Non più tardi di due mesi fa, un'inchiesta iniziata proprio dalle pagine liguri del Giornale aveva cercato di fare luce sulla situazione ligure. Dopo gli scandali che hanno travolto altre regioni - Lazio in testa - avevamo chiesto a tutti i gruppi e all'ufficio di presidenza di poter avere la rendicontazione con tanto di documenti messi a bilancio. Solo due piccoli gruppi nati da scissioni da altri partiti (Liguria Viva con Ezio Chiesa, ex Pd e Riformisti Italiani con Raffaella Della Bianca, ex Pdl) ci avevano dato tutto quello che chiedevamo. Il Pdl, dopo qualche giorno, aveva fornito i costi del personale, ma non le spese dettagliate dei politici che aveva successivamente preferito mostrare a un altro quotidiano. Da tutti gli altri, un ermetico silenzio, o peggio risposte stizzite e rifiuti ideologici.
Così pure l'ufficio di presidente, nonostante la promessa di rendere trasparente il bilancio, si era limitato a presentare uno schemino con i conti suddivisi per capitoli di spesa che, per il 2011, si chiudevano in parità a circa 38 milioni di euro. Nulla che potesse consentire di verificare se in quelle spese c'era qualcosa di strano. Ad ogni richiesta successiva veniva risposto con un ritornello dogmatico: «La Liguria è una regione virtuosa». Occorreva fidarsi. Qualcuno lo ha anche fatto, accettando la verità da comunicato stampa.
Il Giornale aveva però ottenuto una parte di quelle spese che la presidenza non voleva divulgare. Ed erano saltate fuori voci incredibili. Dall'«affitto e manutenzione» di piante ornamentali ai 60mila euro spesi per una macchina che eviti alla segreteria di dover attaccare manualmente i francobolli, fino ai tremila euro per noleggiare il deodorante della toilette. Di infiniti esborsi fatti con soldi pubblici, avevamo messo in evidenza, ad esempio, che tutti i membri dell'ufficio di presidenza avevano diritto a una cifra a forfait per le spese di rappresentanza: solo Monteleone, in sei mesi, aveva 16mila euro che poteva spendere come meglio credeva senza neppure dover presentare le ricevute. Poi c'era il capitolo Telepass. Ogni consigliere ha diritto a un apparecchio Telepass e a una Viacard senza limiti di utilizzo, volendo anche contemporaneo. Non a caso ogni due mesi arrivavano fatture da 15mila euro che la Regione saldava regolarmente.
Ieri tre ufficiali della polizia tributaria hanno chiesto di avere la documentazione proprio di quelle spese relative agli anni 2010 e 2011: i conti dell'ufficio di presidenza della IX legislatura (con tutte le carte che non sono mai state rese note) e in particolare i bilanci dei gruppi, con un'attenzione speciale per le spese dei viaggi autostradali e dei rimborsi spese. Una voce che interessava parecchio ai finanzieri era poi quella dei «mandati popolari», cioè quell'escamotage approvato in Regione per sostituire i rimborsi alle «spese di missione». Ogni anno, ciascun consigliere può spendere fino a 2500 euro, presentando una relazione della missione effettuata e le relative fatture.
Il pm Francesco Pinto ha chiesto di vedere questo materiale dopo aver ricevuto un esposto dettagliato. In Regione, dove gli uomini della finanza hanno lavorato per poco più di due ore (dalle 10 a mezzogiorno e mezza circa), è già caccia della possibile «talpa» che ha presentato la denuncia. Difficile capire se si tratta di un politico, di un dipendente o anche semplicemente di un cittadino indignato per quanto saputo attraverso le inchieste giornalistiche. Perché in effetti l'acquisizione di materiale è stata molto specifica e ha riguardato esattamente quei dettagli che erano emersi con tutti i dubbi relativi, proprio dagli articoli dei mesi scorsi. L'unica certezza è che il magistrato vuole vederci chiaro.
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