La Madonna Regina di Genova non è andata distrutta nell'incidente della Jolly Nero. A finire in frantumi insieme alla torre piloti sulla quale era stata posta è soltanto una copia. L'opera originale, scolpita nella prima metà del XVII secolo da Bernardo Carlone, è conservata ancor oggi nella loggia interna di Palazzo San Giorgio, sede dell'Autorità Portuale.
È Giovanni Mondo, collaboratore di monsignor Luigi Noli, a spiegare perché l'immagine della Madonna cui è consacrata Genova, è scampata alla strage. Il 18 maggio scorso avevamo dato spazio al racconto, commovente e ricco di storia, della professoressa Berta Rossi, figlia di Antonio Rossi, il capo servizio amministrativo dell'Oarn (le «Officine Allestimento e Riparazioni Navi», che aveva curato il recupero e il restauro della statua nel dopoguerra. Allora bambina, era stata più volte posta in braccio alla Madonna in attesa che le venisse «restituito» dagli scultori quel Bambino che teneva in braccio e che era andato distrutto sotto i bombardamenti. Berta Rossi era comprensibilmente molto legata a quell'immagine.
Giovanni Mondo spiega perché la Regina di Genova, dopo aver resistito alle bombe alleate, non è stata distrutta neppure dall'impatto violentissimo nel quale hanno perso la vita nove persone presenti nella torre piloti. Sullo stelo della struttura travolta dalla Jolly Nero era stata infatti posta la copia in vetroresina della statua. L'originale, dopo il restauro del 1952 era stata effettivamente collocata alla base della torre piloti nel corso di una cerimonia solenne di incoronazione che fu un vero evento per Genova. Ma dopo il «trasloco» dei piloti nella nuova struttura sul punto più sporgente ed esposto di Molo Giano, venne deciso di non ricollocare più il pesante manufatto in marmo che venne trasferito all'interno di Palazzo San Giorgio.
Probabilmente per un'involontaria premonizione, nel 1998, la Soprintendenza e l'Autorità Portuale presero questa decisione per salvaguardare dalla salsedine e dallo smog che già avevano lasciato qualche segno una statua che tanta rilevanza ha per la città. Una statua che, ricordano le cronache, è citata in un importante passo del discorso di papa Giovanni Paolo II in occasione della sua prima visita a Genova nel 1985. Arrivando dall'aeroporto in battello, il Pontefice vide la statua e il cardinale Giuseppe Siri gli spiegò la storia di quell'immagine e dell'incoronazione avvenuta con una «funzione laica ma frutto di tanta fede». E Karol Wojtyla, poco dopo, rivolgendosi alla città, disse che «la fede cattolica dei genovesi è testimoniata dalla fervida devozione a Maria, proclamata nel 1637 Signora e Regina della Repubblica Serenissima».
Quella scultura, inizialmente posta sulla «Porta del Mare» o «Porta della Lanterna», era diventata un punto di riferimento per la gente di mare, per i lavoratori del porto, e in particolare per i piloti, che ogni anno partecipano numerosi, giovani e anziani, a una celebrazione al Santuario di Nostra Signora delle Grazie al Molo, in suffragio dei colleghi defunti. In questo senso, dopo la tragedia di Molo Giano, da Giovanni Mondo (autore delle fotografie sopra pubblicate) arriva una proposta. «A lato della statua collocata a Palazzo San Giorgio sarebbe bello apporre i nomi delle nove vittime dell'incidente affinché tutti possano ricordarli - sottolinea il collaboratore di monsignor Noli, rettore fino allo scorso anno del santuario -.
Perché restino nella storia, purtroppo tragica, della città e del porto, ma sempre legati alla Madonna Regina di Genova.
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