(...) sono finiti agli arresti domiciliari. Altri sette saranno costretti a presentarsi giornalmente in qualche commissariato o in qualche caserma di carabinieri per firmare un registro. Tutti e undici sono stati infatti identificati nel corso dell'occupazione abusiva e dello sgombero del palazzo di via dei Giustiniani. La loro reazione all'arrivo dei poliziotti questa volta non ha avuto conseguenze quasi del tutto ininfluenti, perché il giudice per le indagini preliminari, su richiesta del procuratore aggiunto Vincenzo Scolastico, ha ordinato alla digos di procedere all'esecuzione di misure cautelari.
Il blitz del 7 agosto scorso in via dei Giustiniani non era stato peraltro molto diverso da altri episodi analoghi. L'occupazione abusiva dello stabile di proprietà demaniale aveva portato all'intervento delle forze dell'ordine, come di consueto fronteggiate dagli anarchici. Gli agenti del reparto mobile erano stati accolti con insulti e lanci di oggetti. Quattro poliziotti erano rimasti feriti in maniera lieve e lo sgombero dei locali era riuscito. Ma la cosa non è finita lì. La digos ha lavorato a lungo per identificare uno per uno gli autori delle aggressioni e per attribuire a ogni singolo esponente del gruppo i comportamenti più gravi. In particolare ha individuato alcune «vecchie conoscenze» che in passato avevano preso parte ad azioni analoghe e che a buon diritto possono essere considerati «esponenti di spicco» del gruppo antagonista genovese. Ma soprattutto la procura, una volta ricevuta la relazione dettagliata, ha deciso di rispondere con arresti e obblighi di firma. Una risposta ferma per un episodio al quale, come di consueto, avevano assistito con colpevole silenzio tutte le istituzioni locali. Una decisione che interrompe il senso di impunità che ha sempre accompagnato l'azione di anarchici e centri sociali genovesi. Non a caso il gruppo aveva reagito con stupore allo sgombero, invadendo anche il consiglio regionale e interrompendo i lavori.
Ora però non sembra esserci più la disponibilità a considerare occupazioni e soprusi di piazza come inevitabili espressioni di democrazia.
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