Il fiasco del referendum indetto dal Comune di Bologna sulla scuola paritaria apre una breccia anche in Liguria e fa tornare alla carica i difensori della libertà di scelta nell'istruzione. Il tema sarà discusso in consiglio regionale grazie ad una mozione presentata dalla consigliere del gruppo Misto Raffaella Della Bianca e sottoscritta anche da Pdl, Lista Biasotti e Lega Nord. Un documento per chiedere una maggiore attenzione e tutela delle scuole private che hanno enorme difficoltà a restare in piedi in un momento di grande crisi. Della Bianca, intervenendo sul referendum di Bologna promosso da Sel e Movimento Cinque Stelle per tagliare i finanziamenti alla scuole paritarie, spiega come quanto chiesto fosse in assoluto contrasto con l'articolo 33 della Costituzione che recita che la scuola è pubblica, qualsiasi sia il soggetto che eroghi il servizio: lo Stato, il Comune, un privato profit o no profit. «Sostenendo che lo Stato dovrebbe fornire in esclusiva il servizio educativo scolastico, non solo si lede la libertà dei genitori nel scegliere a chi delegare l'istruzione dei figli, ma nella maggior parte dei casi è constatato che i dati economici, a parità di investimento pubblico, non garantiscono il servizio a un numero eguale di persone - spiega la consigliere regionale -. Infatti, a fronte di poco più di un milione alle paritarie dell'infanzia che garantisce un servizio a 1.736 bambini, con gli stessi soldi la pubblica non garantirebbe gli stessi posti, e molti bambini resterebbero a casa». Preoccupante, secondo la consigliere di minoranza, anche l'emorragia di fondi concessa dal Ministero della Pubblica Istruzione in Liguria scesa in un anno da 4,7 milioni a 2,4 milioni con fortissime ricadute sul territorio: «Ma il vero problema - continua Raffaella Della Bianca - sta nel negare alle famiglie una reale possibilità di scelta sull'istruzione tra scuola pubblica e scuola paritaria. L'eliminazione del buono scuola da parte della Regione ha condizionato le famiglie ed anche il tessuto sociale ed economico cittadino. Un istituto che chiude significa posti di lavoro in meno, un presidio sul territorio in meno. Perché dove c'è una scuola c'è un quartiere vivo, ma soprattutto dove c'è concorrenza c'è un livello di istruzione maggiore».
Della Bianca ricorda anche come sul territorio ligure il comune di Genova sia stato più volte richiamato dalla Corte dei Conti per l'elevato costo di gestione delle scuole della prima infanzia, anche in relazione al basso numero dei posti rispetto al costo complessivo del servizio: «L'iniziativa di Sel e Cinque Stelle è costata al comune di Bologna 500mila euro, sprecando soldi utili al supporto formativo scolastico.
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