A caccia di reati, non di pubblicità

(...) Così come è un esempio di serietà la gestione dei singoli fascicoli. Che esce dal rapporto preferenziale fra i singoli pm e questo o quell'altro giornalista, a cui venivano date in pasto le informazioni più ghiotte, ma tratta giustamente tutti allo stesso modo, con conferenze stampa in cui vengono illustrate erga omnes le varie operazioni. Il che, fra l'altro, ha portato benissimo anche dal punto di vista investigativo: è andata così con la vicenda delle tangenti per lavorare agli Erzelli ed è andata ancor meglio con la gestione del sequestro Calevo.
Il procuratore capo Michele Di Lecce (nella foto) - vero artefice di questo piccolo miracolo mediatico-giudiziario - ha mantenuto durante tutta la vicenda un atteggiamento al tempo stesso prudente e ottimista, senza mai lasciarsi scappare mezza parola di troppo, ma anche rinfocolando in continuazione l'ottimismo. Risultato: questo alternarsi di accelerazioni e rallentamenti dialettici, mai spericolati, ha dato vita a un'ottima intesa con le forze dell'ordine e il caso è stato positivamente risolto. Poi, nella conferenza stampa quotidiana, Di Lecce non ha mai detto praticamente nulla, soprattutto nulla che potesse danneggiare in alcun modo l'indagine, ma l'ha detto benissimo. E la liberazione di Calevo è anche segno di un'ottima collaborazione fra agenti e Procura.
Ma ancor meglio è avvenuto con la scelta di avere il pugno duro con gli anarchici, gli antagonisti, i manifestanti e i centri sociali che non rispettano la legge. La libertà di manifestazione è sacra, ma non si vede perchè questa debba essere accompagnata dal diritto a violare impunemente la legge. Così come non si vede perchè, se la legge è uguale per tutti, debbano esserci degli ambiti di extraterritorialità in cui la legge non vale. Invece, finalmente, la «dottrina» Di Lecce. Cioè la scelta di perseguire - secondo il codice penale, nient'altro che il codice penale - anche i reati di piazza. È successo per le violenze in occasione delle manifestazioni studentesche contro la riforma Gelmini; è successo per le occupazioni di case e palazzi nel centro storico; è successo per il vergognoso tentativo di non lasciare parlare il procuratore di Torino Giancarlo Caselli a Palazzo Tursi da parte di antagonisti e Non Tav, con i vicoli blindati e guerriglia urbana ed è successo per le contestazioni alla Festa del Pd. Insomma, è successo che, con Di Lecce, vengono perseguiti anche i reati «di piazza».

E portabandiera di queste indagini è il procuratore aggiunto Vincenzo Scolastico, che non molla di un centimetro le inchieste: per la prima volta, sia pure ai domiciliari, hanno messo agli arresti gli antagonisti indagati per le violenze avvenute durante lo sgombero del palazzo occupato di via dei Giustiniani 19. E, dopo che il tribunale del riesame ha annullato gli arresti, Scolastico e la Procura hanno fatto ricorso in Cassazione. La legge è uguale per tutti. Ma tutti davvero.

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