(...) Riformisti Italiani e ad Enzo Chiesa di Liguria Viva.
Funziona così. Prima, nel gruppo Idv erano in quattro. Ma poi, dopo la scissione del leader ligure Giovanni Paladini, sono rimasti in due: la capogruppo Marylin Fusco e il vicepresidente della giunta Nicolò Scialfa, infatti, hanno seguito il progetto politico dell'ex capogruppo alla Camera Massimo Donadi costituendo il gruppo regionale di «Diritti e libertà». Tutto regolarissimo, visto che a norma dell'articolo 13 del regolamento del consiglio, «un gruppo deve essere formato da almeno due consiglieri».
Poi, però, ieri, anche l'altra metà dell'Idv residua, il consigliere Stefano Quaini, ha rassegnato le dimissioni dal gruppo, aderendo a Sinistra Ecologia e Libertà, dove è andato a far compagnia al capogruppo Matteo Rossi. Lasciando Maruska Piredda capogruppo di se stessa. Ma, a questo punto, l'ex hostess diventata famosa per le manifestazioni contro Alitalia, catapultata direttamente da Tonino nel listino blindato che appoggiava Claudio Burlando per la presidenza della Regione Liguria, e oggettivamente molto cresciuta politicamente durante il mandato, risultando una delle consigliere di centrosinistra più combattive, rischia di perdere non solo la compagnia, ma anche il gruppo. E si apre pure un problema politico in giunta.
Sempre quel primo comma dell'articolo 13 spiega che «l'ufficio di presidenza del Consiglio regionale autorizza la costituzione di gruppi formati anche da un solo consigliere, il quale sia stato eletto, per la quota proporzionale, nelle liste di un partito o di un movimento che abbia presentato con il medesimo contrassegno candidati in tutti i collegi circoscrizionali della Regione, purchè assuma e mantenga tale contrassegno». E qui sta il problema: il simbolo con il gabbiano dipietrista i voti li ha presi sul serio e quindi il gruppo lo meriterebbe. Ma quei voti non li ha presi con il nome di Maruska, che invece era nella lista scelta da Burlando come sua squadra. E, a differenza di Scialfa, Fusco e Quaini, è l'unica che non può farsi il monogruppo, con relativi fondi, dotazioni, uffici, varie ed eventuali. Insomma, non ce n'è. E Monteleone dovrà sciogliere il gruppo «Di Pietro-Italia dei Valori», anche se fino a questo articolo tutti hanno fatto finta di niente.
Poi, si apre un'altra partita, quella politica. Perchè gli uomini di Paladini di «Diritti e libertà» che hanno due consiglieri sono (ben) rappresentati in giunta da Scialfa, uomo di cultura e serio. Quelli di Di Pietro, con una sola consigliera, hanno Gabriele Cascino come assessore esterno all'Urbanistica.
Ma se non dovesse andare così, la legge dei numeri dice che a rischiare di più potrebbe essere proprio Cascino. E Maruska resterebbe non solo senza gruppo, ma anche senza assessore. Sempre più sola con Tonino.
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