Consigli provinciali in dialetto, con traduttori simultanei e doppia stesura stenografica, in italiano e nella parlata locale. Un'assurdità, ma a rigor di regolamento è il quadro che si sarebbe profilato se l'ordine del giorno del capogruppo leghista Stefano Mai non fosse stato ritirato, ma fosse stato approvato dal consesso della Provincia. Ma andiamo con ordine. All'ultimo punto del consiglio provinciale di ieri pomeriggio, Mai porta sui banchi di Palazzo Nervi il suo ordine del giorno a tutela del dialetto. «Non chiedo ai consiglieri di esprimersi in dialetto, ma propongo di inserire nello statuto dell'ente la possibilità di farlo per valorizzare le tradizioni del nostro territorio - ha spiegato il consigliere del Carroccio -. Vorrei che questa fosse un'iniziativa condivisa da tutti, senza metterci sopra il cappellino della Lega».
Tra i pochi consiglieri rimasti al loro posto ad ascoltare l'intervento - dopo il fuggi fuggi dopo il voto sulla sfiducia al presidente Stefano Parodi - Maria Luisa Madini del Pd è stata la prima a voler ribattere: «Condivido l'impegno a promuovere iniziative per la valorizzazione dei numerosi dialetti che si parlano nel nostro territorio - ha puntualizzato la consigliera di minoranza -. Sono invece contraria alla modifica allo statuto per esprimersi in dialetto in consiglio. Siamo un ente nazionale e abbiamo una lingua nazionale da utilizzare. Come faremmo poi a capirci? Pur nella stessa provincia uno di Varazze non riuscirebbe mai a capire il dialetto di uno della Val Bormida». All'intervento di Maria Luisa Madini segue quello di Marco Caviglione (Gruppo Misto), anch'esso contrario alla proposta con la sola variante di prendere in considerazione l'iniziativa per i comuni, dove almeno il dialetto è uno solo. Favorevole alla proposta di Mai si dichiara invece il Pdl, per bocca del capogruppo Mauro Demichelis. Quando tutto è pronto per la votazione che, numeri alla mano, avrebbe visto passare l'ordine del giorno, arriva il colpo di scena. Giulia Colangelo, segretario generale della Provincia, prende infatti la parola per chiarire alcuni aspetti tecnici: «Il parere di regolarità tecnica su questa mozione non può essere positivo - ha spiegato -. Per legge tutti gli atti e le verbalizzazioni di qualsiasi consesso di qualsiasi ente devono essere redatti in lingua italiana». Andando sempre per rigore di regolamento, una modifica del genere dovrebbe essere accompagnata dall'utilizzo di interpreti simultanei, in questo caso uno per ogni dialetto della provincia savonese.
Di fronte a queste controindicazioni tecniche, il leghista Mai ha ritirato il suo ordine del giorno, impegnandosi a portarlo in Commissione per approfondire meglio tutti gli aspetti fin qui sottovalutati. Non è dato sapere se in Commissione la discussione avverrà in dialetto o meno.
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