Le corsie del Gaslini vero patrimonio di scienza e umanità

(...) per curare davvero, non deve avere solo eccellenze sanitarie, ma deve essere anche bello. Magari, scientificamente è una mezza eresia. Ma credo sia molto più che un particolare: perchè il malato, proprio in quanto malato, ha assoluto bisogno di trovarsi nel migliore dei posti possibili. E, obiettivamente, i vecchi ambulatori di via Redipuglia mettevano tristezza solo a entrarci. Tanto di cappello, quindi al cardinale Bagnasco che ha voluto questo intervento, al tandem Lorenzelli-Petralia che l'hanno difeso con le unghie e con i denti, e ovviamente a Gino Amisano, lo straordinario benefattore, patron dei caschi per motociclisti della Agv, che è stato il «mecenate Gaslini» del ventunesimo secolo. Questa struttura, entrata pienamente in funzione, è fra l'altro una delle pochissime applicazioni reali in Italia del piano elaborato da Umberto Veronesi, con la collaborazione, fra gli altri, di Renzo Piano, per ambienti vivibili per i pazienti. Splendido progetto, mai messo realmente in pratica.
Eppure, anche dove i muri sono più scrostati e le strutture meno belle esteticamente, al Gaslini la bellezza la si respira ovunque. Certo, ci sono imperfezioni, attese, errori, personale che magari non sempre fa il meglio, come ovunque, come è umano. Ma, credetemi - al di là dei titoli di giornale sulla «malasanità» che sono ormai un genere letterario autonomo e addirittura al di là delle associazioni legali che nascono come funghi per provarci, per vedere se si può fare ricorso contro i medici e contro gli ospedali cavandone qualche soldo - gli errori sono l'eccezione, non la regola. E al Gaslini si crea vita.
E proprio qui arriva l'aria di Natale, più luminosa delle luminarie, più calda della cioccolata con panna, più bianca della neve. E non solo perchè, negli ultimi giorni, gli scienziati che lavorano nell'ospedale pediatrico genovese hanno trovato cure innovative contro l'artrite giovanile. E non solo perchè, mercoledì, Bagnasco ha celebrato la messa natalizia e ha girato in privato per i reparti con un calore e una partecipazione unica, ricordando di come «spes», speranza, sia la parola che lo guida fin dal giorno dell'ordinazione. E non solo perchè, passando dalle cose sacre a quelle più profane, per la prima volta, un emendamento alla legge di stabilità approvata in questi giorni ha stanziato cinque milioni di euro per la Fondazione che gestisce l'ospedale dei bimbi genovese. Che, intendiamoci, rispetto alle esigenze, sono una goccia nel mare. Che, intendiamoci, è sempre molto meno di quanto viene destinato al Bambin Gesù di Roma, l'altro grande ospedale pediatrico italiano, gestito dal Vaticano. Ma che sono comunque, finalmente, un segno di interesse da parte del Parlamento. Il riconoscimento di un'eccellenza genovese, che è anche eccellenza italiana e mondiale.
La Bellezza, anche quando le stanze non sono proprio bellissime, si respira negli sguardi con cui vengono guardati i bambini e i genitori, che spesso vengono da lontano, da regioni del Sud o anche dall'estero, alla ricerca della salute e della vita. La Bellezza sta nei sorrisi dei bimbi che, spesso incoscientemente, talvolta agitatissimi, vanno verso le visite e le operazioni. Ma, oltre che ovviamente negli occhi imploranti dei loro papà e delle mamme, anche in quelli del personale che ha a che fare con loro: medici in primis. Ma anche infermieri, volontari animatori, inservienti, amministrativi, educatori e maestri che provano in ogni modo a farli sentire meno lontani da casa. E proprio ieri se ne è accorto anche il ministero dell'Istruzione che ha premiato la scuola interna come una delle migliori nell'ambito di un progetto europeo. Non è la medaglietta o il premio in sè. Di quelli se ne danno moltissimi e alcuni lasciano il tempo che trovano.

Il premio alla scuola del Gaslini non è un premio alle aule, è un premio agli uomini e ai bimbi. Che sono quelli che fanno grandi le aule.
Ecco, a Natale, raccontare una storia di buona sanità, è anche raccontare una storia di sanità buona.

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