Così Genova rivive un'altra volta l'incubo del G8

(...) i caschi degli agenti. Rischiando di sfasciar loro pure le teste. Però, per questo, non ci si indigna. Non fa figo, non è politicamente corretto, non si è ammessi nei salotti buoni. Buoni sì, a nulla. Ma capaci di tutto.
In tutto questo, poi, si è inserito il fattore Grillo. Che nel 2001 faceva spettacoli e guardava il mondo dalla collina di Sant'Ilario e oggi invece scrive sul suo blog un appello che vorrebbe essere pasoliniano. Stavolta, ha anche uno stile più alto del solito, senza insulti o attacchi, con un post scritto decisamente meglio rispetto a tanti altri. Il problema, però, è il contenuto: «Non ti ho mai visto colpire un politico corrotto, un mafioso, un colluso con la stessa violenza» scrive in una sorta di lettera aperta ai poliziotti. E continua: «Soldato blu, tu hai il dovere di proteggere i cittadini, non il Potere. Non puoi farlo a qualunque costo, non scagliando il manganello sulla testa di un ragazzino o di un padre di famiglia». Il post è lunghissimo, fino alla conclusione: «Soldato blu non ti senti preso per i fondelli a difendere l'indifendibile, a non schierarti con i cittadini? Togliti il casco e abbraccia chi protesta, cammina al suo fianco...». E pare di rivedere la scena del militante no Tav in val di Susa, che invitava il poliziotto a fare altrettanto, peraltro con meno lirismo.
Il post è piaciuto molto ai frequentatori del sito di Grillo, che hanno lasciato più di 1600 commenti. E, soprattutto, Beppe ha allegato come consiglio di lettura gli Scritti corsari di Pier Paolo Pasolini. Ma proprio qui sta il punto e Genova, grazie alle letture del teatro dell'Archivolto e dello Stabile, ha avuto modo di rivivere l'insegnamento di PPP, il suo essere rivoluzionario nel dire che i poliziotti erano i figli del popolo e i sessantottini di Valle Giulia i figli di papà.
Qui, no. Qui, la storia è ribaltata.

E nascondere le violenze di piazza (il che non vuol dire, ribadisco, negare quelle degli agenti) prendendosela con la Casta, non è a mio parere un grande servizio alla verità. Soprattutto a Genova che sa che il G8 non è solo quello raccontato dai libri e dai film. Ma anche quello di una città stuprata dalla violenza dei «bravi ragazzi».

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