(...) un consigliere regionale che si fa scrivere sulla ricevuta da consegnare al gruppo «spese per gioielleria» o «spese per cena romantica» dovrebbe decadere non in quanto ladro, ma per manifesta stupidità. Il che, se ci fosse una graduatoria delle colpe, è se possibile più grave.
Detto questo, nell'inchiesta sul consiglio regionale c'è una garanzia. Ed è che, nè il procuratore capo Michele di Lecce nè il pm che se ne occupa Francesco Pinto, sono magistrati che vanno alla ricerca dei titoli sui giornali, ma che affrontano i processi solo quando si sentono in grado di vincerli, con in mano le prove. E, con grande correttezza, fino ad oggi stanno acquisendo le pezze giustificative e agiscono contro ignoti, senza criminalizzare preventivamente Tizio o Caio.
Anche perchè - e va detto sinceramente e contro ogni demagogia, che pure aiuterebbe le suggestioni giornalistiche - la legge sui rimborsi ai consiglieri regionali in vigore fino a poche settimane fa, era una schifezza, perchè molto vaga. E, fra le pieghe della vaghezza, rischiava di permettere comportamenti di tutti i tipi, anche quelli che oggi fanno scandalo nei titoli dei giornali. Ma che, magari eticamente inaccettabili, non erano penalmente rilevanti. Esempio tipico: gli oggetti di bigiotteria (le gioiellerie potrebbero giustamente querelare) usati come regali di Natale e per spese di rappresentanza.
Certamente, se io faccio un regalo me lo pago da solo e non lo metto in conto al Giornale e così fanno tutti i miei colleghi genovesi. E, quindi, soprattutto di questi tempi, credo che sia giusto che si comportino allo stesso modo i consiglieri regionali, che pure sono più pagati di tutti noi. Anzi, quando mi è capitato di ricevere regali un po' più impegnativi da consiglieri che prima di essere consiglieri sono amici, ci ho tenuto a contraccambiare personalmente. Come si fa fra amici. Pagando ovviamente di tasca mia, ci mancherebbe. Come si fa fra amici.
Eppure, per l'appunto, occorre stare attenti e non buttare il bambino con l'acqua sporca. Soprattutto è sbagliatissimo criminalizzare solo il gruppo Pdl. Da un lato, perchè è risibile prendersela con un solo partito quando i comportamenti sono generalizzati. Dall'altro perchè è vero che le mutande e le terme regalano titoli sui giornali, ma è anche vero che è più facile ironizzare sulle «cene romantiche» da 40 euro a persona (peraltro battezzate dal nome del ristorante), piuttosto che scavare sugli intrecci fra gli ex Ds e il Monte dei Paschi di Siena e relativi derivati. E ancor peggio è irridere le spese per l'hotel Bristol. Basterebbe aver frequentato uno qualunque dei tanti convegni organizzati in quella sede dal gruppo regionale - con tanta gente, gente vera - per capire che è uno dei pochissimi casi indiscutibili di rispetto sia della lettera, che dello spirito della legge.
Detto questo, ribadisco. Chi ha sbagliato - anche eticamente e moralmente, non solo penalmente - è giusto che paghi, anche politicamente. Perchè approfittarsi del proprio ruolo e di una legge scritta male per infilarcisi nelle pieghe, è comunque inaccettabile. Così come penso sia stato profondamente sbagliato non cambiare la legge prima dell'esplosione del bubbone.
Allo stesso modo, però, occorre stare attenti a non fare di questi eccessi, l'ennesimo argomento di campagna antipolitica, soprattutto in prossimità delle elezioni. Perchè c'è chi ha sbagliato, ma c'è anche chi ha comportamenti virtuosi e, anzi, ce ne mette del suo. Recentemente, due convegni a cui ho partecipato organizzati il primo da Matteo Rosso e Marco Melgrati e il secondo da Gino Morgillo sono stati pagati di tasca propria dai consiglieri.
Certamente, non erano «cene romantiche».
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