Ecco perché si parla bene di Doria

(...) C'è una Sampdoria che non va sui giornali perchè si lamenta degli arbitri o perchè perde sei partite di fila e fa due punti in otto incontri. Una Sampdoria che rende felici raccontare, anzichè mettere tristezza. Una Sampdoria, soprattutto, che è prima in Italia e fra le prime al mondo in questo campo, roba da Champions League del marketing, insediata giusto dall'Atalanta che - per volere del presidente Antonio Percassi - regala a tutti i bimbi venuti alla luce in un ospedale della provincia di Bergamo un contenitore che sembra di latte e che invece ha al suo interno una magliettina ufficiale della squadra nerazzurra formato neonato. Con la scritta sul simil-brik: «Nato atalantino» o, alternativamente, «Nata atalantina».
Anche lì, con le baby-maglie siamo sul podio. Ma pure la Samp si dà da fare: merito della politica di promozione dei colori messa in moto dal vicepresidente esecutivo Edoardo Garrone e, soprattutto, da suo fratello Vittorio, che si occupa in particolare di questo settore. Con una squadra a fianco certamente più forte e con la panchina più lunga di quella ufficiale: Marco Caroli, direttore del marketing, i suoi collaboratori Angelo Catanzano, Giuseppe Croce e Chrisian Monti, con (è un'altra parrocchia, ma l'obiettivo è comune) Alberto Marangon a dirigere la comunicazione e Federico Berlingheri all'ufficio stampa. Uno squadrone che, risponde, come tutte le altre aree della società, all'amministratore delegato Rinaldo Sagramola.
Insomma, oltre alla Samp che arranca nelle retrovie della classifica, spesso non sa vincere e talora non sa perdere, c'è una Samp che sa vincere. Un Doria che, come Nino, il ragazzo rigorista di Francesco De Gregori, non ha paura. Ma, stavolta, si giudica dai particolari: Samp magazine, il match program distribuito prima delle partite casalinghe, ad esempio, è forse il miglior prodotto del genere in tutta la serie A.
Oppure, il Festival della Scienza. La domanda naturale, sarebbe quella su cosa c'entri una squadra di calcio con la kermesse scientifica. E invece. Invece, i blucerchiati sono riusciti addirittura a migliorarsi quest'anno: se nella passata edizione i riferimenti scientifici erano legati fondamentalmente alla preparazione del gelato all'azoto, capolavoro visivo più che gustativo della cucina molecolare, poi distribuito ai bambini in un trionfo di nuvole di fumo, più impenetrabili di quelle dei fumogeni accesi in gradinata durante un derby, stavolta la società Sampdoria ha fatto le cose in grande, allestendo un vero e proprio laboratorio al piazzale delle Feste del Porto Antico.
Bello, a partire dall'ironia del titolo: «Il calcio è una scienza esatta», squisito gioco di parole su una delle frasi fatte più frequenti del mondo del calcio. E poi, ovviamente, all'interno del padiglione che ospitava il laboratorio, il massimo possibile della scienza e della scientificità, cioè la misurazione della velocità dello scatto dei bimbi; la prova dei sensori per monitorare la capacità da fermo e in movimento e, soprattutto, il cardiofrequenzimetro trasferito dai giocatori della prima squadra ai ragazzi che hanno voluto mettere alla prova la loro capacità di reazione cardiaca agli sforzi. Insomma, un modo di divertirsi, ma facendo sul serio.
Mica finita, non basta. Perchè, in chiave simil-Obama (o Ligabue, come preferite) il meglio deve ancora venire.

Ed è il Fair Play village, il tendone di piazza della Vittoria dove è possibile, non necessariamente in quest'ordine, esibirsi con attrezzi da giocoleria, mangiare e bere le specialità genovesi e quelle delle città delle squadre ospiti (finora è toccato a Cagliari e Atalanta), ballare, cantare, giocare a calcioballila, acquistare foto e prodotti griffati di blucerchiato, cimentarsi in tornei di Wii, per i più piccoli farsi truccare con i colori doriani, varie ed eventuali.
Insomma, un paradiso blucerchiato, soprattutto per i bimbi. E anche per l'umile cronista che, per una volta, da un mese e mezzo, è riuscito a raccontare una Sampdoria vincente.

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