«Il Genoa è più forte ed è in buone mani Allenarlo è un sogno»

Genoa-Siena vista con gli occhi di un ex: Davide Nicola. L'attuale tecnico del Livorno è cresciuto nelle giovanili rossoblù, ha collezionato 183 presenze (e 4 gol) con la maglia del Genoa, prima di trasferirsi alla Ternana nel 2002. Due anni dopo è passato al Siena dove ha fatto il suo esordio in serie A nella squadra allenata da un altro ex rossoblù: Gigi Simoni. Genoa-Siena per Davide Nicola è una partita speciale.
Che ricordi hai della tua esperienza con la maglia del Genoa?
«Sono stati anni molto intensi con momenti belli e altri meno belli. Mi è rimasto il ricordo dei derby di campionato e di coppa Italia quando eravamo in serie B, la vittoria nel torneo Anglo-Italiano e la voglia di risalita con Perotti dopo che eravamo retrocessi».
I genoani si ricordano di una tua esultanza particolare dopo un gol segnato all'Atalanta...
«Prima della partita una mia amica poliziotta, che prestava servizio a bordo campo, mi disse che avrei fatto gol. Dopo aver segnato, corsi ad abbracciarla anche se poi mi resi conto di aver sbagliato persona. Fu un gesto istintivo per festeggiare il mio primo gol con la maglia del Genoa».
E a Siena che esperienza è stata?
«Ho fatto il mio esordio in serie A. Conservo il ricordo di un grandissimo uomo e allenatore come Gigi Simoni. Dopo le prime 18 partite (15 di campionato e 3 di coppa Italia) mi ruppi il ginocchio e persi tutta la stagione. Riuscimmo ugualmente a salvarci. Siena è una città splendida con una tifoseria molto passionale».
Segui sempre il Genoa?
«Certo. Dieci anni non si dimenticano facilmente. Mia moglie è genovese, i miei suoceri sono genoani. Il mio preparatore atletico, Gabriele Stoppino, è un tifoso rossoblù sfegatato».
Genoa-Siena è una sfida decisiva?
«Chi riuscirà a vincere, farà un bel passo avanti. Prima che arrivasse Ballardini, sarei stato preoccupato. Ora il Genoa è una squadra messa bene in campo, viva, con un parco giocatori leggermente superiore a quello del Siena, anche se la squadra bianconera senza la penalizzazione avrebbe più punti del Genoa. Quello che dà pepe alla sfida è Iachini».
Che i genoani non hanno mai perdonato.
«Lui fece quello che dovrebbero fare tutti i professionisti anche se allora erano in pochi a farlo».
Il presidente Spinelli è sempre lo stesso?
«Non è cambiato. Vuole avere sempre il massimo a prescindere dalla categoria. Si sposa bene con il mio carattere perché io sono altrettanto passionale anche se più pacato di lui».
Qual è il segreto del Livorno sempre più lanciato verso la serie A?
«Siamo stati bravi a non creare aspettative prima di conoscere i nostri valori. Non dimentichiamo che l'anno scorso questa squadra si salvò all'ultima giornata. C'erano giocatori con potenzialità inespresse che dovevano completare la loro maturazione».
Chi consiglieresti al Genoa?
«Emerson, Dionisi, Paulinho e Siligardi attualmente infortunato. In particolare Paulinho, che ha tutti i cromosomi per giocare in A».
A quale allenatore ti ispiri?
«Ho sempre conservato i taccuini di tutti i miei allenatori e ho preso alcuni modi di essere di ciascuno di loro, ma non ce n'è uno a cui mi ispiro più degli altri. Ho sempre avuto la predisposizione a trainare un gruppo.

Oggi mi diverto più di quando giocavo».
Se un giorno ti chiamasse il Genoa?
«Credo che allenare il Genoa sia l'ambizione di ogni allenatore. È una piazza importante come Napoli e Torino. Ma non è solo una mia ambizione».

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