I piccoli imprenditori la vera spina dorsale di Genova e Liguria

(...) Ma, vergognosamente, se quello stesso Stato ha un debito con un piccolo imprenditore se ne frega. Anzi, peggio: si fa fare la fornitura, ci fa pagare sopra pure l'Iva e poi lascia impunemente scadere le fatture. Uno scandalo, indegno di un Paese civile, al quale ultimamente il governo ha provato a mettere un freno - grazie a un emendamento del Pdl - ma che è ben lontano dall'essere risolto. Un piccolo imprenditore, qualche giorno fa, mi confidava: «Sai, il mio papà mi ha insegnato che avere delle cambiali era un problema di chi le sottoscriveva. Ma mai avrei pensato che diventasse un problema devastante per chi deve incassarle».
E la politica, troppo spesso, si dimentica di tutto questo. Quella stessa politica che, invece, non dimentica mai di favorire i monopoli amici. Pensate alla grande distribuzione: non fosse stato per il coraggio e la lucida follia di Andrea Orlando, oggi capolista del Pd alla Camera, che da giovanissimo assessore al commercio della Spezia permise l'apertura di Esselunga, il suo partito (e non solo) si opporrebbe ancora all'ingresso di un competitor in un mondo monomarca che pesa sulle tasche dei liguri. È un piccolo esempio, ma che serve a far capire che le priorità di chi si occupa di economia ligure non sempre sono quelle giuste.
In questo quadro, però, nonostante tutto, «il cuore e l'anima» del Paese dimostrano di essere anche il cuore e l'anima tout court. E l'hanno dimostrato, l'avete dimostrato, anche su queste pagine, con il successo dell'iniziativa lanciata dal nostro caro amico e lettore Marco Percivale per raccogliere fondi per le popolazioni terremotate dell'Emilia. O, recentissimamente, quando mi avete accompagnato a Rovaniemi, in Lapponia, in uno dei bellissimi Viaggi del Giornale.
Incontrandoci, la sera, mi avete raccontato le vostre esperienze. Ed è stato emozionante sentire che, per gli imprenditori che leggono il Giornale il bene dei propri dipendenti viene prima del profitto. Vi ho ascoltato emozionarvi e quasi piangere raccontando di come avete preferito rinunciare a tanti soldi piuttosto che ai vostri dipendenti e del dolore per aver dovuto ricorrere qualche volta a inevitabili tagli. Ma cercando sempre di rispettare i lavoratori e le loro famiglie. Parole che mi hanno ricordato lo straordinario discorso di Barack Obama il giorno della rielezione, una grandissima lezione innanzitutto d'amore per la sua donna (le parole su Michelle sono la dichiarazione più bella dai tempi di Shakespeare); poi d'amore per il suo Paese, con il riconoscimento al suo avversario che sarebbe il mio sogno anche per la politica italiana e che, invece, probabilmente, non sentiremo mai; e infine d'amore per il suo popolo: «America, io credo che possiamo costruire sul progresso che abbiamo ottenuto e continuare a lottare per nuovi lavori e nuove opportunità e nuove certezza per la middle class». Ma, soprattutto, Obama ha detto: «Stanotte spero perchè ho visto lo spirito dell'America in azione. L'ho visto nei proprietari di aziende a conduzione familiare che preferiscono tagliarsi lo stipendio, piuttosto che lasciare a piedi i vicini, e l'ho visto nei lavoratori che si tagliano le ore di lavoro, piuttosto che farlo perdere a un amico».


È bello sapere che quello spirito è ben saldo anche nel popolo e nella famiglia del Giornale. Ed è bello sapere che questi piccolissimi, piccoli e medi imprenditori sono la spina dorsale di Genova e della Liguria. Così, c'è speranza.

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