Leonardo da Vinci e quelle incredibili macchine del futuro

Racconta il curatore della mostra che iniziò tutto quasi per gioco. Qualche modellino esposto in uno stand di bigiotteria ad una fiera dell'artigianato a Milano. La gente che si fermava a guardare e toccare, incuiriosita da quegli strani oggetti in legno e poi la sfida di realizzarne di più grossi. Firenze, il primo viaggio e la prima vera grande esposizione a Vienna. Un trampolino di lancio per l'Europa, gli Stati Uniti, la Nuova Zelanda, Panama.
Allora era il 1993, ed ora, dopo aver fatto il giro del mondo e dell'Italia, ecco «Le incredibili macchine di Leonardo» tratte dai codici di Leonardo da Vinci, arrivano a Genova nella Chiesa di Sant'Agostino, in piazza Sarzano, in mostra da oggi fino al 30 giugno.
Quaranta modelli riprodotti da Paolo Tarchiani, appunto, che oltre ad essere il curatore dell'esposizione è anche il proprietario dell'azienda Matart e gestisce a Venezia nella ex chiesa di San Barnaba, la mostra permanente «Le macchine di Leonardo». È lui che insieme al suo socio, hanno ricostruito fedelmente i modelli delle macchine con gli stessi materiali usati da Leonardo: stoffa, legno, bronzo e corda. E così nella navata principale della chiesa, si possono ammirare e toccare con mano - la mostra è interattiva, per la gioia di grandi e piccini si possono girare ingranaggi, usare carrucole e far ruotare cuscinetti a sfere -, le macchine del genio di Vinci. Suddivise in tre grandi ordini: la meccanica, i modelli ad acqua, la guerra il volo e la pittura.
Giusto per avere un assaggio: tra i tanti modelli c'è l'automobile a balestre, veicolo semovente che veniva usato come supporto scenico per le sacre rappresentazioni, e anticipazione della nostra moderna autovettura. Le catene, la biciletta, le carrucole per capire come la diversa distribuzione del peso renda più leggero l'oggetto da sollevare. La camera degli specchi e il prospettografo con la sfera armillare, per gli studi sull'ottica. L'imbarcazione a doppio scafo e il carro falciante, da utilizzare in guerra. E poi le più suggestive forse, le macchine per il volo come i modellini di un aliante, di un paracadute e un deltaplano.
«Realizzare le macchine è impegnativo - spiega Paolo Torchiani -. Leonardo nei suoi disegni non metteva tutti i pezzi per via del segreto professionale. Le più complicate sono quelle con gli ingranaggi. Ma riprodurle dà molta soddisfazione, una grande carica». Una settimana di lavoro per le più semplici, alcuni mesi per le altre. Il legno, dice Torchiani, è materia viva, che si muove e respira. Va scelto con cura. «Rovere, faggio, castagno. Leonardo viveva nelle campagne del Casentino ed era pieno di questi alberi. Io vado a prenderle lì». Giura Torchiani che tra Codice Atlantico ed altri non si finisce mai di far modelli. C'è solo l'imbarazzo della scelta, perché Leonardo studiò tutto: meccanica, architetttura, anatomia, musica e guerra. «Sezionava i cadaveri e poi disegnava ogni parte del corpo, si può fare una mostra soltanto sull'anatomia».
Tra le riproduzioni esposte a Sant'Agostino, anche un cambio di velocità, lo stesso adottato per il nostro cambio delle marce. Un meccanismo autobloccante da usare per la sicurezza nei cantieri, un ponte mobile, modelli grandi e piccoli di seghe idrauliche e quelli di sommozzatori e palombari. E la vite aerea, principo del moderno elicottero. Di tutto e di più, come se in quei quaranta modelli ci fosse già scritto e riprodotto il futuro.

Per non farsi mancare nulla e per gli amanti del Leonardo pittore, c'è anche un'intepretazione dell'Ultima Cena dell'artista Robert Altmann e nell'ala destra appena restaurata, la riproduzione di alcuni dei disegni più famosi di Leonardo.
«Tutto ciò che ha studiato Leonardo - conclude Torchiani - vale per il presente, per il passato e per il futuro. Vale per sempre».

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