L'Udc ligure e la moltiplicazione dei parlamentari

(...) continua il giallo su chi subentrerà alla Melandri una volta che le dimissioni da Montecitorio saranno formalizzate, votate e approvate. Il primo posto in lista spetterebbe a Lorenzo Forcieri, ottimo presidente del Porto spezzino che viene dalla politica ed è innamorato della politica. Ma che, col tempo, ha iniziato ad appassionarsi anche di banchine. Riuscendo, ad esempio, ieri a produrre due interventi con cui inondare le redazioni, grazie alla sua efficientissima addetta stampa Monica Fiorini, praticamente una stakanov della comunicazione: il primo riguardava l'incontro del Porto con l'ambasciatore del Vietnam, il secondo la presentazione del libro L'Italia dei Democratici. Idee per un manifesto riformista, che Forcieri presenterà domani alle 17 nel salone della Provincia della Spezia con Enrico Morando, Giorgio Tonini, Lorenzo Basso e col direttore del Secolo XIX Umberto La Rocca.
Insomma, Forcieri spazia a tutto campo fra portualità e politica e potrebbe anche non accettare di rientrare in Parlamento solo per pochi mesi, correndo anche il rischio di incompatibilità (ad esempio il senatore pidiellino Piergiorgio Massidda ha lasciato Palazzo Madama dopo la nomina a presidente dell'Autorità Portuale di Cagliari), prima dello scioglimento delle Camere. È vero che le surroghe di dimissionari vanno fatte anche a Camere già sciolte prima dell'insediamento delle successive ed è successo il caso di parlamentari virtuali, tali solo sulla carta, ma senza partecipare ad alcuna seduta, salvo poi prendere il vitalizio. Ma, certo, se si propone a un uomo del calibro di Forcieri di tornare a Roma, è ovvio che occorre ricandidarlo la volta dopo, senza giochini come quelli che l'hanno lasciato a casa in questa legislatura. Se, invece, Forcieri dovesse dire di no, toccherebbe a Egidio Banti. E, anche in questo caso, si tratterebbe di un ritorno. Con una casacca diversa, però. Perchè l'attuale sindaco di Maissana, nel frattempo ha traslocato all'Udc. E, se diventasse deputato, sarebbe un miracolo. Una versione laica della moltiplicazione dei pani e dei pesci, la moltiplicazione dei parlamentari Udc.
Pensate che, nel 2008, con 35.514 voti al Senato, il partito centrista prese il 3,35 per cento dei consensi dei liguri, eleggendo solo un parlamentare, alla Camera. Che fu Pier Ferdinando Casini, che scelse di optare per il collegio ligure per non aprire le porte di Montecitorio a Monteleone, a cui tempo dopo confessò pubblicamente: «Sai, Rosario, non mi fidavo ancora di te».
Di lì, però, è stato un crescendo di liguri eletti altrove, con voti di elettori non udicini, folgorati sulla via di Pier: alla Camera, Gabriella Mondello, eletta nel Pdl, che però proprio questa settimana ha rimesso nero su bianco la sua passione per Claudio Scajola («il cuore mi si stringe...) e ora, probabilmente, Egidio Banti, eletto nel Pd, ma pronto ad aderire al gruppo «Unione di centro», che nella seconda parte della legislatura ha guadagnato la dizione «Per il terzo Polo». Stessa storia al Senato. Dove a fronte di zero eletti liguri sono arrivati: dal Pd Claudio Gustavino e dal Pdl Enrico Musso, in quota liberale.

Infatti, il gruppo Udc di Palazzo Madama attualmente si chiama «Gruppo Unione di Centro, SVP e Autonomie (Union Valdôtaine, Maie, Verso Nord, Movimento Repubblicani Europei, Partito Liberale Italiano, Partito Socialista Italiano)».
Venti parole di nome per diciassette senatori. Un piccolo evento, esattamente come la moltiplicazione dei parlamentari liguri dell'Udc. E poi dicono che la politica non fa i miracoli.

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