Il monopolio Coop e la «tassa sulla spesa» ignorata dai politici

(...) contro la quale non ho assolutamente nulla e che anzi ha fatto delle scelte aziendalmente ottime, a partire da quella di puntare sulla qualità con la linea «Fior Fiore», ma sarebbe la stessa identica battaglia qualunque fosse il marchio monopolista, si trattasse pure di Esselunga o di Finiper-Iper la grande I. Il problema non è il marchio, il problema è il monopolio, perché il monopolio aumenta i costi della spesa ogni volta che andiamo alla cassa.
Ecco, mi pare un discorso molto semplice e lineare. Tanto è vero che moltissimi lettori ci hanno scritto e chiamato per appoggiarlo. Da Giovanni Sacco, primario emerito del Galliera, capace di indignazioni epocali, a Guido Falletti, sempre in prima linea nelle giuste battaglie.
Da Andrea Cevasco, che alla nostra domanda «Chi ci sta?» ha immediatamente e generosamente risposto «Io ci sto» ad Armida Bordi che ha scritto: «Perfetto. Insistete, insistete, insistete. Gutta cavat lapidem!». E potrei continuare raccontandovi le reazioni di tanti altri lettori, ma il concetto è chiaro e vanno tutti nella stessa direzione.
Poi, però, c'è la politica. Del caso si era occupato nei mesi scorsi il consigliere regionale delle Liste civiche per Biasotti Lorenzo Pellerano, ma dopo il nostro articolo non abbiamo trovato alcuna traccia di risposte alla domanda: «Chi ci sta?».
Ecco, si parla tanto della distanza fra i cittadini e la politica e della voglia di antipolitica.

Penso che una politica che parla tutto il giorno di primarie, destra o sinistra fa lo stesso, che corre dietro ai tweet di questo o quell'altro come se fossero il centro del mondo e mai di tassa occulta sulla spesa e di costi del monopolio per ciascuno di noi cittadini e del modo di superare questi costi, magari perché conviene a tutti che sia così, non sia una buona politica.
Nella nostra idea di città, il monopolio non c'è. La tassa occulta non c'è. Una politica che fa finta di nulla non c'è.
(5 -continua)

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