Le ore di riscaldamento e la burocrazia italianaLa polemica

Le ore di riscaldamento e la burocrazia italianaLa polemica

(...) gli impianti di riscaldamento potranno rimanere accesi a regime di comfort (20 gradi più 2 di tolleranza) per 14 ore giornaliere anzichè 12 e 10 ore, anzichè 12, a regime attenuato (16 gradi più 2 di tolleranza)». E un provvedimento simile, fino a domenica, è stato firmato dal Comune di Savona prima e successivamente anche da quello di Chiavari.
In questi giorni, in particolare in alcuni orari, fa freddissimo e la decisione del Comune di prolungare i tempi di riscaldamento è assolutamente condivisibile. Ma, al netto dei tecnicismi sugli impianti a regime di comfort e quelli a regime attenuato, è mai possibile che nel 2013 debba essere fatta ogni volta un'ordinanza per dire che se fa freddo è meglio aumentare le ore di calore? È mai possibile che anziani e famiglie che non hanno il riscaldamento centralizzato, se vogliono essere in perfetta regola, debbano trasformarsi in tecnici dei bruciatori?
Certo, si dirà, coloro che abitano in appartamenti e condomini con il riscaldamento centralizzato non hanno di questi problemi, visto che ci pensano gli amministratori e i fuochisti ad aumentare i gradi della caldaia. Ma non è così semplice: perchè coloro che abitano in condominio hanno anche sperimentato nelle scorse settimane l'effetto opposto. E cioè che, quando - nonostante fosse fine dicembre - a Genova c'erano venti gradi, il riscaldamento pompava ugualmente al massimo. Con conseguente enorme ed inutile dispendio di energia (e di soldi) per tutti coloro che non hanno la fortuna di avere un impianto autonomo e la necessità di restare con le finestre spalancate in casa per poter provare a respirare, senza essere soffocati dall'eccesso di calore.
Ora, si dirà: a Genova siamo fortunatissimi ad avere quasi sempre un clima simile e la colpa del riscaldamento al massimo anche quando fa caldissimo non è certo della legge, ma degli amministratori che lasciano le caldaie sugli stessi livelli dei giorni di gelo. Verissimo.
Ma è altrettanto vero che, nel 2013, mentre si parla in continuazione di liberalizzazioni, non liberalizzare la possibilità di accendere e spegnere i caloriferi a proprio piacimento, senza essere costretti a misurare i gradi «di confort» e «attenuati» è una battaglia di civiltà contro una burocrazia assurda e ormai superata.


Ecco, dicevamo che quello dei caloriferi è un piccolissimo problema fra i tanti che riguardano la nostra città, la nostra regione e la nostra vita. Ma, probabilmente, invece, è grandissimo. Perchè è la metafora di quello che potrebbe essere questo Paese e non è.

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