Nella Liguria dell'emergenza abitativa, nella Liguria di chi senza stipendio attende da anni un tetto o un aiuto dalle istituzioni, c'è chi la casa se la prende, se la conquista contro ogni regola e neppure si preoccupa di comportarsi poi almeno civilmente. Potrebbe essere il caso dei vari centri sociali, ma è anche e soprattutto il caso dei clandestini che occupano le strutture che potrebbero essere una risorsa per le casse pubbliche e delle quali invece nessuno si preoccupa. La Regione Liguria è purtroppo maestra nel gettare via i propri tesori. La storia dell'ospedale Frugone di Busalla, ristrutturato con 4 milioni prima delle elezioni e poi immediatamente chiuso e destinato a ospitare i profughi libici, è ancora troppo fresca per essere dimenticata. La permanenza degli ospiti in arrivo dal Nord Africa è stata più lunga dello stesso conflitto scatenato per liberare il Paese da Gheddafi, ma soprattutto pochi mesi fa, non c'è voluto molto a verificare in che condizioni gli stessi profughi avessero lasciato il Frugone, con tanto di oggetti e arredi distrutti.
Di questi giorni è invece l'allarme lanciato dai cittadini di Alassio. Anche in questo caso c'è di mezzo un ospedale chiuso, a dimostrare i risultati della politica sanitaria fatta di chiusure di strutture a ripetizione. Si tratta dell'ex nosocomio Val d'Olivo, che era stato messo in vendita per fare cassa e coprire il disavanzo della sanità. «A me risulta ancora in carico alla Regione - interviene Marco Melgrati, capogruppo del Pdl all'assemblea di via Fieschi -. Ma il peggio è quello a cui serve ora. È ormai diventato la residenza fissa di clandestini che si sono divisi i locali, ma che soprattutto creano situazioni di grave pericolo per i residenti della zona».
A passare da quelle parti c'è ormai il rischio di essere usati come bersagli umani per il divertimenti degli abusivi che vivono nell'ex ospedale. «Questi intrusi puntualmente disturbano le famiglie che abitano nei pressi - racconta Melgrati che raccoglie le lamentele dei cittadini e che chiede un intervento immediato all'assessore al Patrimonio -. Siamo addirittura arrivati al lancio di oggetti verso i passanti dalle finestre della stessa struttura. Più volte sono state avvisate le forze dell'ordine, ma la risposta ricevuta è stata che non si può intervenire all'interno poiché è una struttura privata e che se non colgono sul fatto gli extracomunitari durante la violazione di domicilio non possono fare nulla». E ovviamente la Regione si guarda bene dal chiedere l'intervento della forza pubblica. Inutile persino sottolineare lo stato di devastazione dell'edificio.
Situazione che fa il paio con un'altra occupazione, questa volta avvenuta a Ventimiglia. A essere usata come casa è stata la carrozza di un treno in sosta alla stazione. Il risultato è stato ancor più clamoroso, visto che il vagone è andato distrutto da un rogo che nella notte si è sviluppato sul binario 5. Una volta spente le fiamme sono stati trovati tutti i sedili e le pareti anneriti e distrutti. I vigili del fuoco di Ventimiglia e la Polfer ipotizzano che il rogo sia stato scatenato, magari anche involontariamente, dagli occupanti che avevano acceso il fuoco durante la notte.
Il giorno dopo il tragico suicidio del trentenne senza lavoro di Cairo Montenotte, le storie che dimostrano come qualcuno possa risolvere il problema dell'abitazione usando e devastando beni pubblici, suonano ancor più gravi per chi ha responsabilità pubbliche.
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