La pittura di Bozzano, il poeta dei paesaggi

Da qualche parte nelle Langhe, 1952: lei, Vanna, è di spalle. Ritratta sì, ma con il pudore che si riserva alla compagna di una vita. Tutt'intorno il colore - con un rosa che di rado s'incontra così in pittura - scolpisce la fisionomia di una stanza, mentre uno scorcio di paesaggio si fa strada da una tenda discosta. Paesaggio che invece le altre opere in mostra ci ricordano essere stato orizzonte privilegiato, benché non unico, della ricerca di Guglielmo Bozzano. Artista ligure cui l'antologica curata da Martina Corgnati all'Accademia Ligustica di Belle Arti (fino al 30 novembre 2012; ingresso libero: martedì-venerdì ore 14.30-18.30) ha il merito di restituire voce e giusta collocazione nella storia, nel suo contributo alla cultura e non «solo» ligure, a un passo dal centenario dalla nascita, nel 1913, a Varazze.
Qui è la sua casa-museo colma di opere, taccuini e disegni ma anche di libri e delle amatissime ceramiche: un luogo d'arte e ricordi «che speriamo di aprire alle classi nel 2013» spiega Giorgio Olcese, presidente della Fondazione Bozzano-Giorgis voluta proprio da Vanna per non disperdere l'opera del marito mancato nel '99. Ed eccola l'opera di Bozzano, ordinata in una mostra che ne dona una visione articolata e incalzante con una selezione di dipinti, disegni e ceramiche. Dove i primi sono di «un formato piccolo, intimo e quindi richiedono concentrazione» spiega la Corgnati e lo rivelano un «colorista sottile e sofisticato» e i secondi un «disegnatore formidabile». Se in alcuni casi disegno e opera finita sono posti in dialogo permettendo di cogliere il modus operandi, le ceramiche, per lo più piatti e anfore con animali e scene campestri, ne dicono l'amore per il semplice, il popolare, inteso quale viatico di una salda e antica autenticità. Bozzano è «un grande poeta del paesaggio che col tempo prende il largo verso una spazialità puramente pittorica».

Così in mostra dai primi paesaggi dove la visione è familiare, a misura d'uomo e ligure, si approda, attraverso un linguaggio via via sempre più messo alla prova anche dai cieli plumbei parigini, alle rarefatte marine. Alla rinuncia del fatto, del racconto e del gesto corrisponde l'intensità di una pittura che si fa spazio assoluto e silente.

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