Preziosi e la maledizione di Ballardini

(...) nettissima sensazione di confusione che regnava sulla panchina rossoblù. Schemi che cambiavano in continuazione, giocatori usati come i kleenex e poi buttati via, mai una formazione uguale alla precedente, cambi in corsa che sembravano fatti per estrazione, mettendo nel bussolotto i numeri delle maglie dei calciatori in panchina e poi estraendo quelli che dovevano entrare.
Mica finita: faceva impressione, anche domenica sera, vedere i giocatori più autorevoli della squadra rossoblù avvicinarsi alla panchina di Gigi De Canio e scambiare con lui opinioni tecnico-tattiche o, peggio, dargli indicazioni su cosa fare. L'impressione, vedendo Marco Borriello e Bosko Jankovic confabulare con il tecnico, è stata proprio questa.
Ma la colpa di tutto questo, lasciatemelo dire, non è di De Canio. Non solo. Che De Canio fosse una persona buona, ma un tecnico medio o mediocre, era scritto nella sua carriera. E non è possibile affidare una squadra a un allenatore solo per un debito di gratitudine per essere subentrato all'impresentabile e inguardabile (parlo dell'allenatore, non dell'uomo) Malesani, che fu la rovina del Genoa dello scorso anno. Anche perché a salvare i rossoblù l'altr'anno sono stati il crollo finale del Lecce e il portiere del Palermo Brichetto che subentrò nel secondo tempo a Genova a Viviano e fu sopraffatto dall'emozione dell'esordio nella sua città. Non certo De Canio.
Insomma, bastava leggere il Giornale. E magari gustarsi le dichiarazioni del macellaio Piero, affabulatore genoanissimo di via Macelli di Soziglia che aveva dato un colpo di mannaia sul nome di De Canio: «Stimo Preziosi e gli sarò sempre grato. Ma per il Genoa ci vorrebbe un allenatore come Zeman, uno che fa sognare, non uno come De Canio».
Con tutto il rispetto per Piero, che ne capisce davvero, non ci voleva un genio. Certo, di Zeman - come si è visto anche domenica, con la straordinaria lezione di calcio e bellezza - ce n'è solo uno. Ma meglio di De Canio ce ne sono davvero tanti. Ed è surreale il fatto che un uomo che di calcio ne mastica davvero moltissimo, come Preziosi, sia andato a prendere uno così.
E la scelta è ancor più surreale se si considera che quest'anno l'organico del Genoa è davvero buono e l'impressione è che vedremo un campionato molto migliore di quello dello scorso anno, senza patemi d'animo e salvezze guadagnate all'ultima giornata. Anche perché, insieme ai soliti sudamericani che paiono comprati un tanto al chilo («Lascio? Sì, mi dia pure anche Anselmo e Melazzi...»), ci sono ottimi giocatori, a partire da Borriello e Immobile che sono una delle migliori coppie d'attacco di tutta la serie A. Certo, gli infortuni di Marco Rossi, Vargas e Ferronetti non hanno aiutato. Ma, detto questo, ribadisco quello che scrissi mesi fa, visto che fortunatamente gli archivi aiutano e carta canta: con un allenatore come De Canio non si va da nessuna parte.
E quello che colpisce ed è quasi surreale è che il tecnico di Matera veniva dopo altri tre errori, fatti probabilmente per assecondare la pancia di Preziosi. Il peggiore di tutti fu Malesani, scelta incredibile e surreale; poi seguito da Marino, leggermente meglio, ma certo non esaltante, e quindi, in un crescendo di errori, dal Malesani-bis, come se non fosse bastato averlo una volta. Poi, Preziosi fece giustamente autocritica, dicendo in tivù: «Non riesco proprio a capacitarmi di come possa aver scelto due allenatori così». Poi, è toccato al terzo.
Ora, benvenuto a Del Neri, che ha una carriera ondivaga, ma è uno che c'è, un tecnico vero.

Lasciando però, per Preziosi, la domanda delle domande: ma perché non ha confermato due anni fa Ballardini, che aveva fatto benissimo ed era già sotto contratto? Da quell'errore, nascono le disavventure genoane degli ultimi due campionati. Basta saperlo.

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