Quei cinguettii stonati del (don) Gallo

(...) il Vangelo secondo De Andrè. Il problema è che i cinguettii del Gallo di sacro hanno pochissimo e, anzi, non risparmiano nemmeno le autorità ecclesiastiche: attacchi al Vaticano e alla Cei per l'appoggio a Monti e pure al Papa con messaggio a Pannella: «Sei il custode dei diritti di tutti, come non sono Napolitano e Benedetto Sedicesimo».
Poi, l'indirizzo @DonAndreaGallo e l'hastag #sapevatelo hanno una serie di macrogeneri letterari, dedicati ai cultori della materia. Un primo grande gruppo è quello dedicato agli attacchi, riservati al Pdl, alla Lega, a qualche piddino che non gli piace (Marta Vincenzi?) a cui dedica messaggi in bottiglia telematici, e, finchè Renzi è stato Renzi, prima di trasformarsi nella sua triste controfigura, Matteo era uno dei bersagli privilegiati. Fin dal primissimo cinguettio politico: «L'unica che supera Matteo Renzi nella spregiudicatezza del linguaggio vuoto e senza futuro è la Santanchè». E poi, spessissimo, attacchi a Roberto Formigoni e al Cav: «Torna Berlusconi e la farsa continua». O: «Abbiamo un Berlusconi nuovo! Ha cambiato il cappello e la fidanzatina». Ce n'è anche per la Lega: «Che bella l'ammucchiata dei senatori leghisti! Bufera sul Carroccio», dove non è nemmeno necessario raggiungere i 140 caratteri per capire che certo non gli dispiace. Fino all'ultimo, sul Cav da Santoro: «Berlusconi incolla gli italiani alla tivù. Evidentemente le farse piacciono. Intanto il Paese è a pezzi».
Però, sarebbe ingiusto dire che il Twitter (anzi Tuitte, come lo chiama lui) di don Gallo è tutto contro il centrodestra. Mica vero, è anche a favore del centrosinistra. E così il don annuncia che voterà alle primarie di Sel, con tanto di indicazione delle sue preferenze, ma che voterà anche a quelle «irrinunciabili» del Pd, con tanto di endorsment pro-Lorenzo Basso, mollando tanti che gli hanno dato una mano in passato: «Cosa vuoi di più dalla vita?». Poi, però, Mario Tullo è arrivato primo lo stesso. E poi elogi al sindaco di Milano Giuliano Pisapia e al suo assessore Boeri («beni comuni»), a Marco Doria per cui il don stravede e, soprattutto, di dichiarazioni di voto alle primarie del centrosinistra a favore di Nichi Vendola, «unica speranza». E si va avanti così, ogni giorno, sempre di più man mano che ci si avvicina alle elezioni.

Veste grafica accattivante, conoscenza di hastag e re-tweet con i simbolini degli ospiti - da Vauro agli stessi Basso e Vendola - tecnicamente perfetta.
Resta solo un dubbio: ma che c'entra tutto questo con un don?

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