(...) si trova a mangiare i bolliti (ma, complice le temperature canicolari, lunedì scorso il menù era a base di pesce, pizza e insalata russa) e a giocare a scopone. Si tratta di una delle iniziative più inoffensive e pacifiche del mondo. Soprattutto, di una bella iniziativa, un modo per stare insieme, per parlarsi, per discutere in tutta rilassatezza e amicizia.
Eppure. Eppure, nei racconti di chi non conosce Genova e non ha mai partecipato alle serate, sembra che ci troviamo in mezzo a una sorta di Spectre, a una specie di loggia segretissima dove vengono decise a tavolino le sorti della città. E, addirittura, la partecipazione alle serate viene descritta come una sorta di peccato grave da andare immediatamente a confessare al cardinale. Che, per la cronaca, finora, all'Europa, non si è visto. Ma, in realtà, la leggerezza e il clima che caratterizza le serate dell'Europa, al massimo, l'unica loggia che può ricordare è quella indimenticabile del Leopardo, frequentata da papà Cunningham e dai suoi amici, tutti dotati di una sorta di fez maculato, in Happy Days, base della nostra formazione culturale.
A questo punto, però, anche per fare giustizia di questi thriller al pesto che si leggono sempre più spesso - una via di mezzo fra Dan Brown e il racconto di Gaia, la società del futuro secondo Gianroberto Casaleggio - credo che valga la pena di raccontare una riunione conviviale dell'Europa visto da dentro, da commensale, da «amico del lunedì». Dicendo subito che si tratta di una grande trovata di marketing di Franco Ardoino, che con la sua famiglia gestisce il ristorante, e che - ogni volta che porta i suoi amici al tavolo dei commensali - ha una rassegna stampa più alta della Divina Commedia. Un capolavoro. Ancor più capolavoro se si considera che gli invitati sono (siamo) amici, amici veri, di Ardoino, non gente reclutata come fanno i pr per avere le liste di ingresso piene o per uno spazietto in più sui giornali. Ecco, allora, il retroscena. Partendo da una constatazione: il massimo di trama segreta a cui mi è capitato di assistere nei lunedì dello scopone all'Europa sono stati i racconti di nuovi fidanzamenti in città o delle traversie per un trasloco. Insomma, non propriamente la Spectre che si spartisce Genova a tavola, magari giocandosela a scopone o cirulla, raccontata nei reportage dei giornali. Peraltro, su questo punto, invariabili: sia che si parli delle strategie dei prelati genovesi per il conclave, sia che si dedichi l'articolo al crollo della Torre Piloti, potete stare certi che una ventina di righe in stile noir sullo scopone, ve le beccate.
Chiaramente, per ogni sincero appassionato del gossip, i racconti di scappatelle o nuove liaisons sono molto interessanti. Ma, a questo punto, scatta il problema centrale del tavolo di Franco. Che le donne sono rigorosamente bandite, non ammesse fra i commensali, come nei più severi club inglesi. E l'unica speranza di avere una qualche visione è affidata alla benevolenza di Mario Paternostro, direttore di Primocanale, quando affida il servizio sul lunedì all'Europa alla fascinosissima Francesca Baraghini. Se, invece, malauguratamente, viene scelto il pur bravo Gilberto Volpara, è la fine.
Ma, a questo punto, è il caso anche di fare un po' di appello dei partecipanti agli incontri degli «amici del lunedì», a partire ovviamente da quelli che hanno dato rilevanza nazionale all'idea di Franco Ardoino. E cioè ai presidenti delle squadre di calcio, primo fra tutti l'indimenticabile Duccio Garrone, per il quale lo scopone dell'Europa e in particolare quello del lunedì veniva immediatamente dopo la caccia come passione e certamente prima di calcio e petrolio. Di quelle sere, Duccio era una specie di mattatore, instancabile raccontatore di aneddoti e di battaglie, spesso donchisciottesche, ma comunque molto nobili e coraggiose. Il motivo per cui lo amavamo e lo amiamo.
Poi, ovviamente, c'è l'ultimo festeggiato: u sciu Aldo Spinelli, un'altra delle colonne dello scopone, che lunedì ha brindato e mangiato al ritorno del Livorno in serie A. E, insieme a lui, Edoardo Garrone, che ha raccolto da papà anche questa eredità, trovandocisi estremamente a proprio agio, accompagnato anche da due dioscuri del consiglio di amministrazione blucerchiato, il vicepresidente Fabrizio Parodi e il banchiere Paolo Lanzoni: «Veramente una splendida iniziativa». E, sempre per il mondo delle banche, l'ex direttore generale del Banco di San Giorgio, Eugenio Benvenuto. Mentre la continuità fra padri e figli è garantita anche dalla famiglia Ponte, esattamente come Garrone: c'era Orazio, ora c'è suo figlio Francesco.
Seguono le forze dell'ordine: dal carabiniere-bello Milli all'ex questore Salvatore Presenti. Poi, c'è la componente politica, mai come in questa occasione aggueritissima fra tavolata e tavolino delle carte: il governatore Claudio Burlando, fuoriclasse a scopone più di quanto lo sia in Regione, e il presidente del consiglio comunale di Genova Giorgio Guerello. Con la contaminazione fra politica e shipping, costituita dall'ex presidente della Regione e spedizioniere Renzo Muratore. Mentre sono portualità pura Augusto Cosulich per gli armatori e Piero Lazzeri per i terminalisti. Vittorio Malacalza porta la nobiltà nel modo di intendere l'industria e la vita, merce rarissima, e Cesare Castelbarco Albani anche il titolo di principe. I giornali, oltre al sottoscritto, schierano il direttore del Corriere Mercantile Mimmo Angeli. E poi c'è una schiera di medici, a volte il direttore del Gaslini Paolo Petralia, sempre il professor Massimo Cazzaniga, storico dottore di Duccio e colonna del Galliera, e Angelo Michele Carella, luminare dell'ematologia.
Per la cronaca, Carella è quello che, con il suo intervento, ha salvato la vita a Nenad Krsticic, il fenomeno sampdoriano che è stato il miglior giocatore della stagione e che tre anni fa ha rischiato seriamente per una bruttissima leucemia. Ecco, se quella degli «amici del lunedì» è una lobby dove si cambiano le sorti, questo ne è l'esempio. Può venir bene per il prossimo inviato che arriva a Genova.
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