Mancava solo l'ufficialità. Che è arrivata ieri mattina quando il Consiglio d'Amministrazione della Sampdoria ha nominato sedicesimo presidente della storia blucerchiata, Edoardo Garrone. Che succede al padre Riccardo. Oltre alla sua elezione si sono avute a cascata altre novità nell'organigramma societario. Vice presidente sarà Monica Mondini, «così abbiamo rispettato le quota rosa» sottolinea col sorriso il nuovo numero uno doriano, che affiancherà Fabrizio Parodi. Tra i consiglieri fa il suo ritorno Paolo Lanzoni, dopo che per alcune divergenze aveva lasciato l'incarico. «Siamo contenti di riaverlo, visto che è competente in materia economico-finanziaria». Terminata la presentazione del nuovo CdA, nella sale dei trofei nella sede di Corte Lambruschini, Edoardo Garrone non ha deluso chi si aspettava progetti seri, ma soprattutto improntati al futuro della società.
Prima però ha voluto mettere i puntini sulle «i». «Porterò avanti le linee guida condivise pienamente con la mia famiglia. Però sia chiaro che farò il presidente con una mia personalità, sostenendo i valori etici insegnatemi e avendo grande rispetto per i tifosi. Prometto dunque passione e impegno». Dall'alto della grande esperienza nel campo industriale, e non solo, il nuovo presidente blucerchiato non si è nascosto dietro a un dito. Anzi ha voluto parlare con franchezza delle linee guida che dovranno accompagnare il proprio mandato. E per farlo ha scelto un denominatore comune. Quella lettera «S» che non solo sta per Sampdoria, ma che racchiude molti altri aggettivi pertinenti con il mondo pallonaro e blucerchiato. «Il primo concetto deve essere quello di solidità e sostenibilità». Che presi singolarmente non sembrano essere importanti. Edoardo Garrone non ha dubbi.
«Stiamo vivendo un lungo periodo di crisi che ha colpito pure il calcio e lo si capisce dal calo degli spettatori. Ma c'è qualcosa di più. Tra due anni scadranno i diritti televisivi e quando andremo a rinnovare non ci saranno di sicuro le stesse cifre. Basta vedere i giornali quale difficoltà hanno per reperire pubblicità. Servirà capacità d'investimento per progetti a lungo termine e così procederemo con un piano quadriennale alla volta». Lo scenario non sembra essere dei migliori. Il presidente è ancora più schietto. «Non dobbiamo trovarci nella condizione di fare bene un anno economicamente e poi sparire l'anno dopo. Più riusciremo a dare solidità e più garanzie ci saranno per tutti. Dai dirigenti ai tifosi. Perché solo se la Sampdoria diventerà solida sarà sostenibile nel lungo periodo». Concetto chiuso in maniera forte. «Chi non lo capirà tra due stagioni rischierà di sparire». Non i colori blucerchiati. Che hanno ben presente il modello da seguire. «Quello dell'Udinese deve essere perseguito, e possibilmente rafforzato». Al momento i primi passi sono buoni. «Secondo concetto sarà quello di essere seri e simpatici. Non voglio sentire parlare di stile Sampdoria, bensì di un modo di essere che ci viene tramandato da lontano. I nostri modelli di comportamento devono essere un esempio per tutti». Ultimi, però non meno importanti «sono quello del sociale e dell'internazionalizzazione della società. Se per il primo stiamo portando avanti iniziative grazie al marketing, il concetto di intenzionalità è importante, vedi per esempio il rapporto con la Cina, perché un domani si potrebbe trovare partner interessanti per aiutare la proprietà in alcuni settori».
Insomma, come molte compagini del calcio italiano si guarda in quello zone del mondo dove ancora esistono enormi potenze economiche. Pure la parola stadio comincia con la fatidica «S» eppure ufficialmente non è stata inserita nei punti cardini della nuova Samp. Dalle parole di Edoardo Garrone si evince però che il progetto è ben avviato: «Lo stadio alla Fiera verrà fatto a due condizioni. Che rafforzi la Sampdoria dal punto di vista economico e che la città e il Comune siano convinti che sia un'opera che porti ricchezza a Genova - prosegue il neopresidente -. I ricavi della società infatti potrebbero aumentare tra il 15 e il 20% e dagli attuali 42 milioni il fatturato passerebbe a 50. Anche la città potrebbe trarne dei benefici». Poi chiosa. «Qualche mese vedremo se potremo effettivamente farlo». Non manca un ricordo di papà Riccardo. «Dopo la sua scomparsa abbiamo ricevuto parecchi atti di stima. Nel calcio aveva portato etica e si era battuto per temi scomodi e difficile, come la ripartizione collettiva dei diritti televisivi che era stata una sua grande vittoria. Molti se ne sono dimenticati».
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