Se il futuro di Genova è sulla «collina dei matti»

(...) tutto il sito per recuperare i soldi del buco della sanità e Fintecna, controllata dal Tesoro, si comprò tutto. Fra l'altro, proprio la legge sulla chiusura dei manicomi, prevede che in quelle aree debbano andarci strutture di ricerca e comunque collegabili al vecchio utilizzo. Insomma, grazie al cielo, non ci si può fare un centro commerciale.
Da questa scelta, ne discesero altre, come quella di trasferire altrove gli ultimi malati psichiatrici ospitati nell'ex Onp o altre sedi ed uffici della Asl. Ma, anche queste scelte, in un gioco di eterni tira e molla, questi sì veramente «da matti», sono state poi rimangiate dall'attuale giunta regionale. Insomma, se non ci avete capito niente, non hanno capito niente nemmeno loro.
Il problema, in questo quadro, non è nemmeno capire quali o quante sedi della Asl resteranno a Quarto. Anzi, con tutto il rispetto per i malati e le associazioni che hanno il loro quartier generale o il loro domicilio di cura proprio nella sede dell'ex ospedale psichiatrico, credo che basti che siano curati bene e che abbiano gli spazi adeguati alle loro necessità, e poi tutto il resto viene in secondo piano. Quando c'è in ballo la sanità in generale e la sanità psichiatrica in particolare, non è una questione di dove, è questione di come.
Detto tutto questo e fatti salvi i sacrosanti diritti di chi ancora viene curato in quella che per tanti anni è stata casa sua, credo che un giro sulla «collina dei matti» sia consigliabile per chiunque voglia pensare a un futuro urbanistico per Genova. Perché - al di là della posizione dorata fra via Carrara, via Maggio, largo Cattanei e via Redipuglia, nel cuore del cuore di Quarto e a un passo dall'assoluta eccellenza del Gaslini - la grande area alle spalle del cancello con cui si accede all'ex direzione del manicomio di Genova è un capolavoro architettonico e, verrebbe da dire, addirittura urbanistico.
Proprio così, urbanistico. Perché, dietro al corpo centrale all'ingresso, si entra in una città nella città. Un dedalo di vialetti, stradine, palazzine, archi, volte, padiglioni e strutture varie che sono un capolavoro dell'architettura e dell'urbanistica. Con tanto di spazi liberi per parcheggi, verde, servizi. Se oggi un architetto costruisse un ospedale così sarebbe (giustamente) salutato come un genio non solo della bio-architettura, ma anche della sanità e della Bellezza, capace di far star meglio i pazienti anche solo con scelte estetiche degne di questo nome. Credetemi, è diverso aprire alla finestra ed affacciarsi su padiglioni umbertini, liberty o di inizio secolo ed aprire la finestra ed imbattersi in cubature di cemento armato senza fine. La prima situazione predispone alla vita. Qualsiasi sia la malattia.
Ora, non voglio nemmeno entrare nel merito delle diverse proprietà di tutte quelle palazzine. È una questione molto complessa e credo che, se è vero che Fintecna si è aggiudicata il grosso delle strutture con l'asta pubblica in Regione, ci siano ancora palazzine appannaggio della Regione, altre della Asl 3. E, tuttora, su quell'area, si possono trovare competenze della Provincia e del Comune. Ma, uscendo da questo ircocervo giuridico, il punto è un altro: il punto è che tutto quello che sta dietro i cancelli dell'immensa area dell'ex ospedale psichiatrico ha un enorme valore storico e architettonico. E può essere una vera, grande, risorsa per Genova.
Certo, tutto questo potrà creare anche dei problemi. Perché ad esempio, anche nei padiglioni e nelle palazzine più belle, regna il degrado e dietro i pesanti lucchetti e le tapparelle rotte c'è un mondo da sistemare. Ma, giocando con la fantasia e senza pensare ai costi delle ristrutturazioni, da quell'area può partire una nuova Genova.

Più ricca, più bella, più nuova nel recupero della sua storia recente.
Credetemi, è un sogno, su cui mi piacerebbe che anche la politica, di qualsiasi colore, dicesse la sua. Magari può apparire roba da matti. Ma, credetemi, è roba da matti da slegare.
(10-continua)

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