Se istituzioni e politica non difendono il sismologo genovese

(...) dell'Aquila, insieme agli altri sei membri della commissione Grandi Rischi che parteciparono alla riunione del 31 marzo 2009 sugli eventi sismici della città abruzzese. Tanto per capire il clima che tirava da quelle parti, immediatamente dopo la sentenza l'agenzia Ansa ha battuto una notizia in cui i cittadini aquilani riuniti per ascoltare il sindaco Cialente commentavano: «Sei anni? Sò pochi, hanno fatto bene, benissimo», rischiando di confondere le indegne truffe delle varie cricche sulla ricostruzione, con i film di Sabina Guzzanti sul terremoto. Due storie diversissime fra loro, che non meritano di essere equiparate.
Mica finita. Giampaolo Giuliani, il tecnico di ricerca sul radon che studiò la serie di scosse a L'Aquila prima della tragedia, ha commentato fra l'altro, parlando di «cosa meravigliosa» per dire che «è stato portato avanti un processo storico»: «Per la prima volta, in meno di tre anni un processo esce con una sentenza. Per Ustica e Bologna sono passati trent'anni senza trovare responsabili». Ustica e Bologna, già. E poi, a giustificare la sentenza, ci sono anche la presidente della provincia dell'Aquila Stefania Pezzopane che esulta («Finalmente giustizia») e il capo di Rifondazione Paolo Ferrero («colpite le negligenze, non la scienza»). Oltre a Bersani, che non commenta e (sic) rispetta: «Le sentenze vanno rispettate», come i dipietristi.
Chiaro che una sentenza simile abbia fatto immediatamente il giro del mondo, meritandosi il titolo di apertura sui siti internet dello Spiegel e di Al Jazeera. Perchè è qualcosa che va oltre l'immaginabile e che ha scatenato decine e decine di reazioni scientifiche, dai geologi che ricordano quello che ogni scienziato sa, e cioè che un terremoto non si può prevedere, a Giulio Giorello, filosofo della scienza che dice con parole da epistemologo una verità semplicissima: «È una sentenza eccessiva che spaventerà i ricercatori in contesti nei quali la previsione non è mai sicura». Mica finita: c'è lo scienziato Usa che dice che «la condanna è avvenuta nel Paese Natale di Galileo, certe cose non cambiano mai»; il Washington Post che ironizza: «Condanna medievale»; i dirigenti della Union Of Concerned Scientists: «Condanna assurda e pericolosa».
E Galileo è stato evocato ieri anche dal ministro Clini. Già, la politica. Per una volta, tranne le eccezioni di cui sopra, compatta. Persino Gianfranco Fini: «La sentenza va corretta». Ecco, alcuni degli altri, fior da fiore. Francesco Rutelli: «Sono colpevoli di mancata stregoneria, un reato da inquisizione alla rovescia»; Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, senatori ecologisti del Pd: «Non esiste caso al mondo in cui una città sia stata evacuata in previsione di un terremoto»; Giancarlo Lehner, deputato di Popolo e Territorio, gli ex responsabili: «Sono stati ritenuti colpevoli di non essere il mago Otelma»; il socialista Nencini: «Varcato il confine dell'assurdo»; l'ex ministro Sacconi: «Sentenza angosciante»; Renato Schifani: «Un po' imbarazzante»; Carlo Giovanardi: «Il sistema è impazzito e distrugge l'immagine dell'Italia nel mondo»; Mantini (Udc): «Gli scienziati non sono assassini».
In tutte queste parole, spicca incredibilmente il silenzio dei politici liguri. Certo, fra i nostri lettori ci hanno chiamato in tanti. Dal professor Biagini, autorevole ordinario emerito di Geografia all'Università di Cagliari, a Giacomo Pronzalino, battagliero consigliere comunale di Murialdo: «Mi spiace tantissimo per il professor Eva e ancor più per la figuraccia che facciamo a livello mondiale», fino a Roberta Bartolini.
E gli altri? Silenzio quasi assordante. Fra gli eletti in Liguria, si fanno sentire solo l'eurodeputato Pdl Mario Mauro, capodelegazione azzurro a Strasburgo che ha preso i voti nella circoscrizione Nord-Ovest («Sentenza paradossale, oggi ho incontrato il leader dei Verdi Daniel Cohn-Bendit ed era sinceramente sgomento») e Pierferdinando Casini, che per una volta siamo lieti sia stato eletto in Liguria: «La sentenza è una follia allo stato puro». Oltre, ovviamente verrebbe da dire, visto che è l'unico che c'è, c'è sempre, a un galantuomo come Roberto Cassinelli: «Nel rispetto del dolore dei parenti delle vittime, non posso che esprimere la mia personale solidarietà, in particolare, al professor Claudio Eva, che conosco da anni e delle cui qualità scientifiche e umane non si può dubitare». Così come, sia pure con due giorni di ritardo, ci ha fatto molto piacere ieri leggere il comunicato del vicepresidente del consiglio regionale Gino Morgillo: «Esprimo tutta la mia solidarietà e vicinanza all'amico professor Claudio Eva e agli altri sismologi». Poi, al peperoncino dialettico come sempre: «Sono sicuro che oltre alla mia, arriveranno anche altri attestati di stima e solidarietà da parte di altri esponenti del Pdl, considerando l'impegno e la serietà da sempre dimostrata da Eva anche in campo sociale e politico». Ma è possibile che tutti gli altri tacciano? Ma è possibile che non ci sia un coro, maggioranze e opposizioni, istituzioni e parlamentari, a difesa di un galantuomo come il professor Eva e di una giustizia degna di questo nome? Eppure, ci sono state vicende, a partire da quella della casa al Colosseo, in cui piovevano centinaia di comunicati al giorno.
Meno male che c'è un governatore del Pd, bersaniano doc, a dire che «la sentenza lascia sconcertati. E richiama alle nostre menti i tempi oscuri delle sentenze di condanna di Giordano Bruno e Galileo Galilei. È una vergogna nel mondo che si aggiunge a quella della cricca di malfattori e tangentari che dopo il terremoto si sono avventati su L'Aquila.

La scienza può anche sbagliare, ed è sbagliando che si accresce la conoscenza. Ma di questo si discute nelle accademie e non nelle aule di tribunali». Perfetto, il governatore. Peccato che fosse Enrico Rossi (Toscana), non Claudio Burlando (Liguria).
(1-continua)

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