Il sindaco pessimista che si adagia sulla crisi invece di combatterla

(...) Difficile dirlo meglio. Non per niente, Coletti è un italianista. In questo quadro, Marco Doria ce ne mette del suo. Si inaugura la storica stazione della metropolitana a Brignole? Ci sarebbe da brindare a caviale e champagne, perchè siamo di fronte a un momento di quelli che fanno la storia di una città. Poi, vogliamo metterla sulla sobrietà? Brindiamo a bianchetta e focaccia, ma brindiamo. E invece, il sindaco, «sobrio» e non perchè non beve, ha addirittura rinunciato al taglio del nastro. Ma perchè? E perchè non sono state fatte luminarie - con il culmine a Sampierdarena dove le uniche luci sono state quelle dei negozi sotto i portici, come mi ha segnato giustamente amareggiato un nostro caro amico e lettore - o una notte di Capodanno degna di questo nome? Ricchezza porta ricchezza. Poi, capisco tutti i problemi, non sono cieco. Ma, anche senza scomodare i vari giannini, c'è un limite al declino e al declinismo.
Un limite che per il sindaco è diverso dal nostro limite. Penso, ad esempio, alle parole pronunciate - insieme ad altre, alte e nobili - dopo l'incontro di fine anno per lo scambio degli auguri con il cardinale Bagnasco: «Sono sicuro che il 2013 non sarà un anno semplice e che, anzi, sarà un anno complesso, come il 2012. Non vedo delle schiarite all'orizzonte».
Capisco che sia stato sbagliatissimo negare la crisi o minimizzarla. Ma, anche senza essere un prof come è Marco Doria, basta un semplice studente di psicologia al primo esame, magari da passare col diciotto, per capire che ci sono dei meccanismi mentali che consigliano di non dire «non vedo delle schiarite all'orizzonte». Perchè, pensando così e vedendo sempre nero, come in una canzone di Zucchero, la crisi non passa. E le schiarite non si vedono anche se ci sono.

Insomma, ci sarà una via di mezzo fra l'irresponsabilità di negare la crisi e l'arrendersi alla crisi senza affrontarla e prenderla di petto. Unica speranza di sconfiggerla.
Marco Doria, al momento, si candida ad essere storico (sopraffino, quale lui è da professore) della crisi. Non uno dei suoi risolutori.

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