(...) nemmeno fare fatica per riempire la sala. Non che i vari Gianluca Mambilla e Agostino Cesareo non ne siano capaci. Anzi, ora che pare essere a pieno titolo con loro anche Victor Rasetto, ex segretario provinciale del Pd che con la sua insistenza sulle primarie ha probabilmente salvato il suo partito dal rischio di una disfatta con l'elezione di un sindaco grillino, la squadra sembra ancor più forte. Ma, per l'appunto, in questo momento il «prodotto Renzi» va via come il pane da solo, senza bisogno di reti di vendita ulteriori.
Eppure, nonostante questo - o, meglio, forse proprio per questo - nella sinistra genovese si è scatenato un vero e proprio fuoco di sbarramento contro il sindaco di Firenze. Un florilegio di attacchi, anche pesantissimi, che vi racconteremo in questi giorni, in una serie di puntate per capire il rapporto difficile fra i renziani e la Liguria. Terra dove i dirigenti sono gli stessi da una vita, dove Pietro Gambolato passa per un ragazzino (ed è ottuagenario), dove Graziano Mazzarello per uno ironico e brillante (e lo è davvero), dove il massimo della rivoluzione dei canoni estetici sono i baffi di Claudio Montaldo e dove Mario Margini è Mario Margini. Insomma, una specie di villa Arzilla della politica.
Ecco, in questo quadro, il capo di questa villa Arzilla sembra Andrea Gallo, il più scatenato contro Renzi. Il «don» non ha fatto a tempo e mettersi su Twitter e a iniziare a collezione fedeli-followers (sic), che già, dopo il primo post anti-Formigoni, il secondo era proprio sull'antagonista di Vendola e Bersani: «L'unica che supera Renzi nella spregiudicatezza del linguaggio vuoto e senza futuro è la Santanchè». E pensate cosa avrebbe potuto scrivere se non avesse avuto il limite dei 400 caratteri.
Ma, ancor prima di cinguettare telematicamente, il Gallo aveva scomunicato il sindaco di Firenze anche con il vecchio metodo del comizio, alla festa del Pd di Caricamento, spiegando al pubblico in una delle poche serate da pienone: «Non vi preoccupate per Matteo Renzi, non succede niente. Se quello è il futuro del Pd, siamo messi male». E Marco Doria gli ha fatto da spalla, sia pure con il suo aplomb: «Alle primarie del centrosinistra sicuramente non voterò Renzi. Un sindaco faccia il sindaco, che è già complicato. Le Cento tesi sono scontate, ovvie e talvolta molto discutibili e la sua idea di centrosinistra non è la mia. Per me c'è un problema di contenuti».
Insomma, per il sindaco di Genova, tutti tranne Renzi. Domani continuiamo, ma sono in tanti a pensarla così nella sinistra genovese «ufficiale». Ulteriori medagliette sul bavero di Matteo.
(1-continua)
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