Con il soldato Icardi vinta la battaglia non la guerra

(...) perchè fa sempre male dover criticare una squadra genovese, senza differenze fra Genoa e Sampdoria. A me, ad esempio, piacerebbe scrivere che hanno i migliori presidenti al mondo, che nel mercato di gennaio prenderanno Messi, che si contenderanno lo scudetto, in vista della Champions il prossimo anno e del campionato del mondo per club l'anno dopo ancora. Così come mi piacerebbe scrivere che Granqvist è il difensore più talentuoso e veloce al mondo e che Ferrara tiene in panchina De Silvestri, Poulsen e Renan, che sono fenomeni, perchè quelli che vanno in campo sono ancor più fenomeni.
Qualcuno, fra l'altro, nella stampa e nelle tivù genovesi queste cose le dice e le scrive pure. O, meglio, le diceva e le scriveva quando i tifosi volevano sentirsele dire. E così abbiamo letto e sentito che Melazzi è un fenomeno della natura con il quale il Genoa può puntare ai primi tre posti e abbiamo letto e sentito che Palombo era conteso fra Inter, Real e Barcellona (giuro che non scherzo, ho conservato le raccolte dell'epoca). Oppure che se lo stesso Palombo e Pazzini fossero scesi in campo nel mondiale sudafricano, l'Italia avrebbe potuto vincere. E qualche dirigente dall'anima candida faceva anche sue queste teorie.
Invece, credo che per aiutare una squadra occorra criticarla. E quindi l'ho fatto spesso per questa Sampdoria, a cui - sbagliando, ovviamente a mio parere - Edoardo Garrone aveva fornito troppi alibi parlando solo di errori arbitrali, che pure ci sono stati sul serio. Così come penso che il vicepresidente esecutivo abbia sbagliato a disertare lo stadio per protesta per qualche settimana, tornandoci saggiamente domenica sera. E abbandonandolo prima della fine della partita, ma stavolta solo per scaramanzia.
Ma allo stesso modo, proprio perchè l'ho criticato - forse da solo - ci tengo ad elogiare Edoardo per aver tenuto duro, dimostrando notevole coraggio e spina dorsale, non esonerando Ferrara, nonostante la piazza chiedesse solo quello e nient'altro che quello. Il vicepresidente esecutivo, del resto, ha dimostrato di essere un hombre vertical notevolmente fornito di coraggio: è lo stesso che ha tenuto duro nella vertenza Palombo, anche a costo di rimetterci i soldi di un ingaggio surreale (di cui ha colpa la Samp, non Palombo, intendiamoci. Se domani il Giornale mi dà tre milioni e due lordi all'anno, li accetto, anche se so che sono troppi); è lo stesso che ha avuto la forza e la coscienza, ai limiti dell'incoscienza, di non confermare Iachini, che pure era stravoluto dalla piazza; è lo stesso che, insieme a Sensibile, ha scelto di puntare sui giovani. Insomma, al netto degli errori, che ci sono stati e nemmeno pochi, Edoardo ha le caratteristiche per essere un ottimo presidente. Nonostante gli striscioni della Sud.
E poi, quella del derby è stata la vittoria di Ferrara. Che, da inizio stagione, ha sbagliato moltissimo. Più di tutto a non puntare immediatamente su Icardi che, quando è stato chiamato in causa, è stato sempre il migliore. Ma, con la formazione e soprattutto la mentalità del derby, si è riscattato. E ora è atteso domenica alla controprova col Bologna, la partita che può dare una svolta alla stagione in un senso o nell'altro.
E poi ha vinto, stravinto, Sensibile. Tutti (o quasi) chiedevano la sua testa. Lui ha difeso Ferrara, a tratti al di là della logica. Per ora, ha avuto ragione lui. Come ha avuto ragione lo scorso anno, anche con una dose di fortuna, ma non è una colpa.
L'ultimo che ha vinto è un personaggio di cui si parla poco. Ed è Vittorio Garrone, l'uomo del marketing in società che ha portato avanti iniziative come il fair-play village e i gemellaggi internazionali.

Ma, soprattutto, ha portato il sorriso in una tribuna spesso troppo seriosa. Vedere lui e sua cugina Monica Mondini festeggiare la vittoria domenica dopo il triplice fischio, riconciliava con il calcio e con l'allegria.

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