«Solo Alfano può sistemare il Pdl ligure»

(...) Tutto questo panegirico per inquadrare un fenomeno di stretta attualità, al momento della «ripresa dei lavori» dopo la pausa estiva. Anche dalle nostre parti. Neppure il tempo di svuotare la valigia e fare il cambio dell'armadio, che il coordinatore regionale del Pdl Michele Scandroglio si ritrova al centro del mirino, sotto le raffiche di fuoco amico. A provare a scuoterlo dal torpore, vero o presunto, che condiziona le strategie del partito è il vicepresidente del consiglio regionale, Luigi Morgillo. A colpi di twitter. E, ovviamente, in nome dell'unità.
Il messaggio via web parte e arriva in un amen a destinazione: il segretario nazionale Angelino Alfano. Ma lo stesso Morgillo ammette di aver scelto questa forma di comunicazione per spalmare al massimo la sua tesi fra iscritti e simpatizzanti. Una tesi che è - sottolinea - molto chiara: «Nel nostro partito ligure siamo al punto di non ritorno. O cambiamo registro e recuperiamo l'accordo al nostro interno, o prendiamo atto che non ci sono più le condizioni per un percorso comune». E a chi gli fa notare che il linguaggio è da «scissionista» convinto, il vicepresidente dell'assemblea di via Fieschi replica con una smentita che sa di conferma: «Solo Alfano può intervenire e dare la linea, per far uscire dal baratro il partito finora guidato da Scandroglio. Del resto, anche i sindaci di area moderata si scagliano contro il coordinatore. Alfano - conclude l'appello - intervieni, diamo una nuova casa ai delusi di Casini e Fini e infine diamo vita alla “sezione“ italiana del Ppe. Arriveranno tutti qui».
Messo in questi termini, il «cinguettìo» è fin troppo esplicito, ma, interpellato dal Giornale, Morgillo dice che ci tiene a spiegarsi meglio: «Non minaccio niente e nessuno. E il mio obiettivo, l'ho già dette e ripetuto altre volte, non è quello di ottenere compensi rispetto ai sacrifici che ho fatto per il partito, per tutto il partito». Il riferimento è alla collocazione in lista alle politiche 2008, «accettata senza discutere, per spirito di servizio», e alla mancata elezione per un soffio. Ora, però, il vicepresidente del Consiglio regionale chiede «all'autorità sovraordinata di richiamare all'ordine chi di dovere, indicare una strategia e trovare punti di equilibrio, ripristinando la discussione e il dialogo». Tornano le accuse a Scandroglio: «Il coordinamento regionale si è riunito tre volte in quattro anni, e, fatto ancora più grave, il coordinatore sta zitto, non si pronuncia, di fronte alle contraddizioni rappresentate, nello stesso partito, da chi sostiene la politica del governo e da chi la boccia senza appello. Per non parlare della spaccatura tra veri o presunti filo-scajolani e anti-scajolani che ci sta costando cara.

Intanto abbiamo perso Gabriella Mondello, Musso, Biondi, e siamo stati sconfitti a Lavagna, che è casa di Scandroglio, e a Rapallo, dove il capogruppo uscente del Pdl, Alongi, è diventato il vice del nuovo sindaco di centrosinistra, Costa. I nostri elettori - conclude Morgillo - non capiscono e soprattutto non tollerano più questo andazzo. Ripeto: o si cambia, o si muore». Sempre, ovviamente, in nome dell'unità. O dell'Unità?

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