(...) Ma il qualcos'altro è la situazione di sostanziale monopolio nella grande distribuzione in Liguria. Visto che ci sono abituato, vi anticipo anche la linea difensiva della Coop che è assolutamente vera e numericamente corretta: la catena di supermercati delle cooperative rosse, in realtà, non è prima in Liguria per numero di punti vendita e nemmeno per superficie espositiva. Soprattutto, vi spiegheranno che è preponderante il ruolo di un grande competitor locale come il gruppo Sogegross, soprattutto con i marchi Basko ed Ekom, e della Carrefour che, con i piccoli negozi a marchio Express, è subentrata al gruppo Gs e ai cari vecchi Dìperdì.
Però, per l'appunto, sono quasi tutti negozi di metrature molto limitate. Il che li trasforma in esercizi di quartiere o addirittura di via e non per colpa di Basko o di Carrefour, ma soprattutto della conformazione orografica di Genova, con tante viuzze strette e in salita e una distribuzione territoriale dei negozi che obbliga a viaggiare con piccoli camioncini, senza bancali di merce enormi, moltiplicando quindi le spese di distribuzione. Capiamo tutto: ci sono motivi oggettivi per i costi più cari, non è tutta questione di biechi interessi.
Il punto che ci interessa di più, però, è la provincia della Spezia. Perchè lì, dopo l'apertura di Esselunga, il maggior competitor di Coop, è cambiato tutto. Il gruppo di Bernardo Caprotti, che è un genio della vendita, ha praticato una politica di sconti aggressivi, convincendo i clienti a scegliere lui e i suoi market a colpi di offerte convenientissime. A quel punto - pur strillando al dumping e all'alterazione del mercato - anche la Coop ha ceduto, diminuendo pure essa i prezzi, trasformando La Spezia nel paradiso dei consumatori.
Questa storia dovrebbe essere studiata in tutti i corsi universitari di economia politica. Perchè dimostra quanto bene faccia, a tutti, la concorrenza e quanto male faccia, a tutti, il monopolio. Che sarebbe negativo anche se fosse monopolio di Esselunga, intendiamoci, non è negativo solo perchè è di Coop.
E se servisse una prova del nove di questo ragionamento basta passare i Giovi, andare a Serravalle Scrivia e entrare nell'Iper del gruppo Finiper-la grande I. Stessa storia: si esce dalla Liguria, si esce dal monopolio e si risparmia e si abbassano anche i prezzi delle Coop. Insomma, è una specie di regola matematica, che non può avere smentita.
Tutto questo per dire che Genova ha bisogno come il pane di un punto di vendita Esselunga (o di qualsiasi altro marchio diverso dal solito). Dico Esselunga perchè, soprattutto in Lombardia, il gruppo di Caprotti ha dimostrato di essere in grado di abbinare convenienza e qualità dei prodotti. Dico Esselunga perchè, ad esempio, il gruppo di Caprotti ha dimostrato una sensibilità nei confronti di una città che finora l'ha sempre respinta, addirittura preventiva, provvedendo senza chiedere nulla in cambio alla manutenzione delle aiuole al centro di corso Italia. Che, forse non a caso, erano le migliori di tutta Genova. Dico Esselunga perchè penso che ci sia già anche la sede ideale, in via Piave, nelle strutture attualmente occupate dalle concessionarie automobilistiche che, addirittura, hanno già pronto bell'e fatto anche il parcheggio, sul tetto.
Dico Esselunga - come direi qualsiasi altro marchio, come direi Coop se tutti gli ipermercati liguri fossero di Esselunga - perchè, comunque, la concorrenza fa bene a tutti.
E credo che una politica degna di questo nome, destra e sinistra, debba fare del risparmio per i cittadini la prima battaglia. Al di là di ogni demagogia e di ogni utilità di schieramento. Chi ci sta?
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