Lo Stato che strangola le ditte liguri

«Ci sono voluti quaranta giorni di mobilitazione, ma lo sblocco dei fondi all'Inps degli ammortizzatori sociali per il 2013 e delle domande del 2012 che erano rimaste bloccate, da parte del ministro Elsa Fornero, è una buona notizia». La buona notizia, appunto, arriva dopo le 17 di ieri pomeriggio e dopo che l'assessore al Lavoro della Regione Liguria, Enrico Vesco aveva lanciato poche ore prima l'allarme sulla mancanza di
diciotto milioni che dovevano ancora arrivare in Liguria ai lavoratori in cassa integrazione che ne avevano maturato i diritti nel 2012. Diciotto milioni che l'Inps non aveva sbloccato e che stavano creando non pochi problemi e preoccupazioni nella regione, il ragionamento di Vesco, in una fase in cui l'impatto della crisi economica si sta manifestando in tutta la sua drammaticità.
Ma ciò che preoccupava maggiormente l'assessore era appunto la mancanza di una presa d'atto del ministero del Lavoro sulla ripartizione dei fondi per gli ammortizzatori sociali che le regioni italiane hanno condiviso fin dal 22 novembre scorso. Ed ecco che qualche ora più tardi, finalmente arriva la comunicazione ufficiale: i soldi ci sono, sono stati sbloccati e i lavoratori potranno così ricevere quanto loro dovuto. «Il ricorso agli ammortizzatori sociali è lo strumento più efficace oggi a disposizione delle imprese per non disperdere il proprio patrimonio professionale - ha detto il segretario di Confartigianato Liguria, Luca Costi sull'allarme lanciato da Vesco - e una garanzia di salvaguardia dell'occupazione che oggi sta toccando i minimi storici soprattutto in Liguria, maglia nera del Centro Nord con un -3,7% dal 2008 ad oggi».
Ma in realtà, l'altro vero e grosso freno al lavoro e alla ripresa dell'economia del Paese è l'eccessivo peso delle tasse. Il cuneo fiscale che grava sul lavoro in Italia è di 13 punti percentuali superiore alla media Ocse: denuncia il presidente di Cna Liguria Marco Merli presentando un dossier «Il calvario di 140.000 imprese liguri di fronte al fisco».
Troppe tasse uguale poco lavoro, è l'equazione proposta dal leader della Conferderazione nazionale dell'Artigianato: secondo i dati dell'associazione di categoria la pressione fiscale in Italia ha toccato livelli insostenibili con un divario tra la pressione fiscale rilevata dall'Istat del 45,7% fino ad arrivare a una pressione fiscale effettiva del 55% e sommando altri oneri si può arrivare al 68%.

Migliaia di imprese sono passate da ditte individuali a partite Iva perchè
non riescono più neppure a pagare gli oneri Inps. Cna Liguria ha denunciato che «I circa 70 miliardi di euro di debiti dello Stato verso le imprese sono un modo ingiusto di comportarsi perchè costringono le aziende a fare debiti per pagare le tasse».

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