Strade a pezzi, ma parlano di «assessora»

(...) vigente, il rispetto del genere nel linguaggio amministrativo negli atti del Municipio Centro Est e ad adottare il linguaggio di genere come prassi nelle comunicazioni scritte e verbali nei rapporti con la cittadinanza». Addirittura l'impegno prevede una missione che porti il rispetto di certe regole anche nelle altre amministrazioni pubbliche, a partire dal Comune.
La mozione, passata con 19 voti favorevoli (e 4 contrari), ne fa una questione di rispetto della donna, cita pubblicazioni, linee guida, direttive ministeriali, libri e diritti da tutelare. Ma soprattutto serve a far stare tranquilli i cittadini del Centro Est. Che magari dal testo dell'atto approvato non riescono ancora a capire se dovranno chiamare consigliera o consiglieressa la prima donna incontrata nella sede del parlamentino, ma almeno sono sicuri che i loro rappresentanti hanno a cuore i veri problemi della città. «Non sarebbe meglio che il Municipio si occupi di garantire la messa in sicurezza del territorio, attivando interventi che tutelino davvero la donna e le fasce più deboli della popolazione, invece di stare a disquisire per un'intera seduta di queste cose? - è il dubbio prosaico del consigliere del Pdl Tommaso Giaretti, sostenuto in questa battaglia da Matteo Rosso (Regione) e Stefano Balleari (Comune) -. Nel frattempo stiamo ancora aspettando che il presidente del Municipio ci dia una data per organizzare quel tanto agognato confronto pubblico, chiesto da noi, ma fortemente voluto dai residenti che avrebbero piacere di veder affrontate in un'assemblea pubblica tutte le questioni che toccano da vicino gli abitanti di Carignano».
Sicurezza, manutenzione del verde, illuminazione, degrado, sporcizia, viabilità. Tutti temi per i quali non si possono sprecare i soldi del gettone di presenza dei consiglieri (nel caso in questione, un migliaio di euro per la riunione più purista della storia municipale). Altrimenti si rischia di avere una politica di basso livello, incapace di slanci culturali. Tanto che nella stessa seduta, esaurita la questione-assessoressa, il Municipio si è concentrato su un altro tema di fondamentale importanza come l'istituzione di un «ecomuseo». A chi non può issarsi al livello degli illuminati consiglieri municipali, basti sapere che l'ecomuseo è esattamente il nulla. O, per mutuare un linguaggio di genere tanto caro al parlamentino con inflessione dialettale, è un qualcosa di femminile che in genovese assomiglia solo a museo. Perché non è un museo, ma la presa di consapevolezza che il territorio offre tutta una serie di specificità culturali. Insomma, su cosa ha deliberato il Municipio? Sulla necessità che presidente e giunta del Centro Est si «attivino in collaborazione con la civica amministrazione, per verificare la possibilità dell'istituzione di un ecomuseo». Cioè, sempre per citare il Municipio, che venga realizzato un «patto con il quale la comunità si prende cura di un territorio», per dare vita a quel «processo dal basso, strumento di gestione del territorio, in gradi di porre l'accento sulla conservazione della memoria e del passato, in funzione di una progettazione del futuro». Inutile mettere a posto i marciapiedi sconnessi o illuminare meglio una strada. In caso di tentato scippo o di caduta rovinosa a terra, alla malcapitata vittima sarebbe sufficiente ricordare il patto sottoscritto.

Magari non riavrebbe indietro la borsa o una caviglia nuova, ma avrebbe avuto accesso gratuito all'ecomuseo del Centro Est.
Mille euro pubblici spesi bene quelli finiti nelle tasche dei consiglieri del Centro est.

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