Voltri: «U sciu Vigo» mecenate e pioniere del cinematografo

Un tuffo nel passato ai primissimi del Novecento è quanto di più romantico e nostalgico possa capitare a un giornalista, soprattutto se è radicato a Voltri da sempre. La sera a tramonto avanzato che ho voluto ricostruire in questa immagine, si riferisce alla festa patronale di San Carlo (1901). I giardini immensi che partono dal torrente Leira al Corso Duchessa di Galliera, ancora priva del Palazzo Municipale, sono affollati di ambulanti con i loro banchetti che vendono sempre le stesse amate cose. Bimbi vestiti alla marinara mangiano nuvole di zucchero filato e corrono avanti e indietro festosi. L'attuale Piazza Odicini (allora Piazza Cavour) è affollata, la processione con la statua argentea del Santo, è appena rientrata in chiesa, il sole novembrino sta scivolando illuminando i «Bagni Regina Elena» con la mitica Rotonda di Agostino Vigo (1863/1942) industriale della Juta e proprietario di mezza Voltri. L'élite si è data appuntamento in piazza prima di entrare nel complesso balneare per banchettare poi, alle 22 tutti al ballo alla Rotonda. All'estrema destra c'è la maestra Fabiano con cagnolino e subito dopo Agostino Vigo con un anziano, dovrebbe essere l'eroico capitano Giuseppe Firpo. Nel crocchio l'onorevole Giovanni Tassara delle note acciaierie di Cerusa, con signora e figlia. Al centro, la signora Baglietto con la figlia mentre, nell'altro crocchio il clan D'Albertis con Bartolomeo e moglie in conversazione con l'ingegner Alizeri. La domestica dei D'Albertis sta in disparte com'era d'uso.
La rotonda e le casette dei bagni sono illuminate e danno il senso che la festa tardi a finire anzi, sembra che cominci. Le palme sono circondate da aiuole fiorite con a centro prato, creato con i fiori, lo stemma di Voltri con il leone rampante che palesa un ingranaggio, simbolo di Voltri l'Industre. Siamo davanti al campanile della chiesa dei Santi Nicolò ed Erasmo che, tutta illuminata, permette di ben distinguere le persone sulla piazza come in un Renoir dei tempi migliori. Manca Nicola Mameli: morto qualche mese prima, era stato commemorato in Municipio da un commovente discorso del Sindaco Alizeri. Fra tutti spicca la forte personalità di Agostino Vigo, colui che fa da punto di riferimento per tutto ciò che succede a Voltri. In quel momento, Vigo è proprietario del Palazzo del Municipio, dei bagni «Nettuno» sulla spiaggia, della villa di Crevari, sue sono le due stanze della piccola, segreta, loggia massonica, suo è un palazzo in Via Cialdini, sua è l'impresa municipale di manutenzione. Vigo è capo dei pompieri e dei Vigili Urbani, è tesoriere del Circolo Nautico Vulturium, alfiere della Società del Tiro a Segno, sua è la prima automobile Fiat di Voltri che ha comprato anticipando i Tassara di qualche mese. Sua è una muta di 15 cani neri tutti uguali che hanno ognuno la cuccia con il proprio nome all'ingresso. Vigo può licenziare uno spazzino che non svolge a perfezione il proprio dovere e così anche un vigile. Vigo è scapolo, massonico, liberale ma ammira i radicali di Felice Cavallotti, difende il socialista Lerda perché è anche massonico e lo può controllare. Un uomo siffatto è circondato da un folto gruppo di giovani riverenti che vogliono fare carriera come impresari edili, impiegati, insegnanti, sportivi, giardinieri, postini, bagnini, uscieri, marinai. «U sciù Gigi Vigu» è anche mecenate del pittore accademico Lazzaro Luxardo (1865/1949), lo conforta nei momenti di crisi economica, gli ordina opere delle quali riempie i muri della sua bella villa che si affaccia sul mare di Crevari, gli fa affrescare i soffitti con varie allegorie; quando entra al Caffè del Centro tutti si alzano in piedi a riverirlo con un «bungiurnu sciù Vigu». Sta sfuggendomi l'attimo, la piazza dopo dieci minuti si è svuotata di tutti i personaggi che ora sono con i piedi sotto il tavolo. Alle 22 entreranno alla Rotonda per il ballo e leggeranno il manifesto che annuncia: «Adattamento italiano dell'operetta il Pipistrello di Strauss», che si terrà al pomeriggio della prossima domenica nella Rotonda stessa: posti a sedere 120, prezzo biglietto Lire 5 (stratosferico per l'epoca, con quei soldi si pagava la tassa del cane per tutto l'anno). Belle Epoque? Sì, ma per i ricchi, naturalmente. Per tutti Vigo, anche qui pioniere, aveva fatto aprire un «Salone per il Cinematografo» usando una ex stalla ubicata lungo il torrente Leira; eravamo nel 1904 e lo spettatore seguiva la proiezione seduto su delle panche improvvisate che ognuno spostava secondo convenienza e l'operatore girava la pellicola a mano mantenendo la velocità più costante possibile.


Di solito si allude al passato di una città come a qualche cosa di valore inferiore al presente e invece, scavando nella Storia, si arriva ad affermare il contrario. Qualche anno dopo, nel 1910 circa, alla Rotonda si presentò la Vedova Allegra di Franz Lehàr. Nell'agosto 1911, qualcuno diede fuoco alla Rotonda e Vigo non volle più ricostruirla.

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