Diciamolo subito: i capitoli sono sciabolate che costringono a riflettere. Prendiamo quello sulla Nigeria. Basta seguire per poche righe Roberto Arditti, uno dei più versatili uomini di comunicazione del nostro tempo, voce radiofonica e volto della tv, e un mondo probabilmente sconosciuto si compone all'improvviso davanti agli occhi: la Nigeria ha 229 milioni di abitanti. Ma questo è solo il prologo: «La popolazione è cresciuta in soli quattro anni di 16 milioni ( nel 2012 erano solo' 170 milioni), con una proiezione al 2050 di diventare il terzo Paese al mondo per numero di abitanti, superando gli Stati Uniti e l'intera Europa». A ruota, con stile agile e semplice, scopriamo che il Paese «è cresciuto economicamente moltissimo, diventando la prima economia d'Africa (di recente ha superato anche Egitto e Sudafrica)». Può bastare? No, poi c'è il petrolio e altro ancora, insomma la Nigeria che prima ci appariva lontana e forse sfuocata ora ci sembra vicinissima.
Ecco Rompere l'assedio (Paesi edizioni) ha la capacità di tessere con filo leggero e resistente situazioni dell'atlante geopolitico mondiale, interconnettendole con le nostre vite, di solito intrappolate nel baccano della politica urlata.
Arditti affronta per esempio il tema difficile dell'inverno demografico, o meglio «le politiche attive di supporto alla famiglia», entrando dalla porta sconsacrata' dell'infrequentabile Ungheria. E ci fa sapere che Budapest non è solo la somma di tutti i luoghi comuni e i pregiudizi che già sappiamo. No, c' è altro: l'Ungheria «fra il 2010 e il 2021 ha visto aumentare il tasso di fertilità del 27 per cento». Non basta: Orbán in questi anni ha varato «numerose misure di incentivazione alle nascite: ripristino della durata a tre anni del congedo parentale universale, sgravi fiscali per le famiglie e contributi economici». Progressivamente, l'autore si avvicina all'elemento più esplosivo: «Quanti sanno in Italia che dal quarto figlio in poi, una donna ungherese è esentata a vita dal pagare le tasse? A vita - sottolinea Arditti - non ho scritto male. Anzi, lo ripeto: a vita. Si, è proprio così». L'Ungheria non è solo fascismo e dintorni.
Il tema delle culle vuote porta dunque l'autore in Friuli e qui lo scrittore mette a paragone due realtà che raccontano l'Italia meglio di tanti convegni: Forni di Sotto e Monfalcone. Forni di Sotto, « famoso per le piste da sci e il frico ( gustosissima espressione della cucina regionale) nel 2022 riesce ad entrare nel Guinness dei primati per un motivo tutt'altro che positivo: le nascite registrate sono esattamente zero». E Monfalcone? «Su 560 bambini delle scuole dell'infanzia ben 349 sono stranieri, il 63 per cento; nelle scuole primarie su 1219 lo sono ben 805. Nelle singole scuole si arriva a casi come la primaria Randaccio dove su 390 alunni 248 sono stranieri».
Se a Forni di Sotto non si vede un bambino, a Monfalcone se ne vedono di ogni parte del mondo. I numeri dell'immigrazione fanno paura.
«Gli immigrati sono il 30 per cento della popolazione e dico di più - aggiunge l'autore - basandomi sull'esperienza personale del 2023: se giri per il centro quella percentuale diventa molto più alta, per il semplice fatto che i friulani d'origine sono mediamente assai più anziani, quindi tendenzialmente portati a stare a casa».Non c'è nemmeno il tempo di rifiatare; se si gira pagina ci immergiamo in altri contesti altrettanto stimolanti, sempre osservati da una visuale inedita.
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