Al massimo alza un sopracciglio. O accenna un sorriso beffardo. Se, proprio proprio, è infastidito, parla del peccato ma non del peccatore. Gerry Scotti è così: quando sale sul palco, butta giù tutto quello che è stanchezza, amarezza, difficoltà e riparte sempre da quella esclamazione del suo maestro spirituale: «Allegria!». Perché a casa lo spettatore vuole godersi due o tre ore di spensieratezza e non gli importa nulla dei tuoi piccoli guai, come Mike insegnava. E, se anche i critici si ostinano a sottolineare che usa i bambini come fenomeni da baraccone, lui risponde placido: «Venite in trasmissione a vedere con i vostri occhi e magari cambierete idea». Insomma, Gerry Scotti, il commensale che cena insieme a milioni di italiani ogni sera, lo zio cui decine di genitori affidano i loro figli dalle ugole d’oro, il compagnone che fa sganasciare dalle risate la Hunziker (e va bè con lei è gioco facile) con gli scherzetti di Paperissima , il collega di giuria che riesce a strappare un sorrisetto perfino a Maria De Filippi (a Italia’s Got talent ), è il conduttore cui dovrebbe andare il premio «compostezza ». In questa televisione in cui è facile andare alla deriva, lui non alza mai i toni, non sbraita, non usa linguaggi inappropriati, non aizza i suoi ospiti, non si circonda di belle ragazze mezze nude, insomma tiene all’etichetta e all’eleganza. Anche se lo si mette alla guida di show che potrebbero scivolare nel trash, lui cerca sempre di mantenere la rotta,di limare gli eccessi.E,di solito, le critiche si concentrano sui programmi che conduce, ma salvano lui.
Alla fine,guarda un po’, nonostante i toni sobri, i suoi spettacoli non risultano noiosi tanto da mantenere livelli di ascolti che possono andare da discreti ad ottimi. E se, gli si deve proprio fare un appunto, è quello di stare troppo in video. Il fatto è che lui vorrebbe riposare un po’ (non troppo perché il suo lavoro gli piace eccome), ma «quelli di Mediaset» lo «costringono» a passare da uno show all’altro. Prendiamo gli ultimi mesi: sabato sera ha chiuso la seconda edizione di Io canto , mercoledì torna in onda con Paperissima ( e le puntate le ha già registrate), e tutte le sere immancabilmente chiede al concorrente del Milionario: «È la tua risposta definitiva? L’accendiamo?». Da anni si cerca un format per sostituire il quiz preserale e dare un po’ di riposo al condottiero,ma non se ne è trovato ancora uno all’altezza. Certo, l’altra notte nel suo camerino dopo la maratona della finalissima dei bambini cantanti, pure lui c’aveva la camicia fuori posto, due occhiaie così e una voglia di mandare a quel paese chi fa domande impertinenti, però vivaddio pure Gerry è umano. E così, a telecamere spente, ci si può anche lasciare andare, giusto quell’attimo per dire che «in effetti programmare due show così ravvicinati (la prima edizione di Io canto è andata in onda in primavera) forse è un po’ esagerato, abbiamo fatto 24 puntate in meno di 365 giorni», però «sono contento perché ho superato il rischio, con argomenti delicati come i bambini e i sentimenti, di non emozionarmi più come l’altra volta ».
E, in effetti, la passione deve essere arrivata a casa se sabato ben 4.585.000 spettatori con il 26,34 per cento di share hanno seguito la finale che ha incoronato Bedetta Caretta e Io canto ha battuto I migliori anni di Carlo Conti in onda su Raiuno. Già si parla della terza edizione. E c’è pure spazio per tendere la mano agliavversari che t’hanno colpito: «Tutti i programmi sui bambini- commenta Roberto Cenci, direttore e regista dello show in riferimento alle polemiche sui cloni di Ti lascio una canzone ( quello della Clerici su Raiuno)- si sono mantenuti su un ottimo livello, dando sapori diversi, nonostante per la televisione sia un periodo di grande incertezza ».
Insomma, compostezza anche nelle polemiche. Del resto, Gerry sa bene che il suo pubblico lo vuole così: la maggior parte della gente a casa ha voglia di volti, gesti e parole rassicuranti.Dall’altra parte dello schermo ci sono bambini ( e genitori di bambini) e donne anziane.
Che, dopo ore di dettagli strazianti sulle tragedie di Yara e Sarah, di insulti tra parlamentari di un governo in bilico e ragazzi che passano le ore a riempire di scemenze il vuoto dentro una casa, si rilassano con lo sguardo paffuto e sorridente di chi ti domanda se Kampala è la capitala dell’Uganda, del Kenia,dell’Angola o della Namibia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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