Il giallo dell’antiquario trovato cadavere da due turiste in pedalò

INDAGINE Ancora da stabilire le cause del decesso. Sul volto, però, diverse ferite

Il giallo dell’antiquario trovato cadavere da due turiste in pedalò

La SpeziaLo hanno trovato in mare, mezzo vestito: era cadavere. Galleggiava vicino gli scogli tra il borgo di San Terenzo e la spiaggia della Baia Blu, frequentata ogni giorno da centinaia di bagnanti, a pochi chilometri da Lerici, nello Spezzino. Sul corpo alcune ferite, forse provocate dalla stessa scogliera. Indosso solo i calzini e la canottiera, ma non i pantaloni e le scarpe, tantomeno i documenti. Lo hanno così identificato a fatica, dopo qualche ora. E la sua morte è un giallo. Si tratta di un noto commerciante d’arte di Montecatini (Pistoia), Franco Riccomi, toscano, 60 anni, nato a Buggiano, figlio dell’ex sindaco di Montecatini Lenio Riccomi. La macabra scoperta è avvenuta verso le 15 di domenica; a farla due ragazze che avevano noleggiato un pedalò. Hanno notato il corpo galleggiare, si sono avvicinate, hanno capito che di trattava di un cadavere e hanno dato l’allarme. C’è voluto però un po’ di tempo alle unità di soccorso di Vigili del Fuoco e Guardia Costiera per recuperare il corpo, finito in un anfratto accessibile solo dal mare e segnato da una forte risacca. L’uomo non presentava segni di violenza evidenti. Solo contusioni sul volto.
Secondo l’anatomopatologo Susanna Gamba, che ha esaminato per prima il cadavere, la morte risalirebbe a cinque ore prima del ritrovamento, e cioè verso le dieci del mattino di domenica. Le onde poi avrebbero tenuto seminascosto il corpo in un anfratto. Ma nessuno in zona ricorda di aver visto Riccomi e neppure ci sono tracce del suo viaggio verso la Liguria. Franco Riccomi per tanti anni è stato un personaggio importante del mondo dell’arte e aveva posseduto due gallerie in centro a Montecatini. Era un profondo conoscitore dell’arte moderna e poteva vantare rapporti diretti con grandi artisti come Giorgio De Chirico, Gianni Dova, Enrico Baj, Mario Schifano e Pietro Dorazio. A loro aveva dedicato grandi mostre e eleganti pubblicazioni, che avevano richiamato l’attenzione di importanti critici, intenditori e collezionisti. Aveva anche organizzato personali con le opere di Mirò e di Chagall. Unico neo, nel 2004 fu coinvolto nell’inchiesta «Quadro sicuro» anche se la sua posizione, un anno fa, era stata stralciata dal processo principale a causa delle sue precarie condizioni di salute.
L’ultima volta che Franco Riccomi è stato visto vivo è stato sabato scorso a Montecatini. Così le sue ultime ore si tingono di giallo. Due le domande a cui dare risposta: com’è morto e cosa ci faceva a San Terenzo? Sul secondo quesito i dubbi si sprecano. Gli inquirenti si chiedono anche se sia finito in mare, qualunque ne sia il motivo, proprio nella zona in cui è stato ritrovato o se invece non siano state le correnti a trascinarlo lì. E se così fosse allora dove sarebbe iniziato il tutto, dove sarebbe morto? A terra non sono state trovate tracce utili, si cerca ancora, ma si fa strada anche l’idea che potesse essere a bordo di un’imbarcazione.
Sulla dinamica gli inquirenti ragionano su due ipotesi principali: un malore per il gran caldo oppure, forse più probabile visto l’evolversi delle indagini, un tentativo di suicidio. L’uomo, qualche tempo fa, era stato trovato in stato confusionale a Forte dei Marmi.

Ma si resta sempre nel campo delle ipotesi, tra le quali non si può escludere il delitto.
Sono poi ancora tutte da chiarire le cause della morte. Qualche risposta la si attende dall’autopsia che sarà condotta nei prossimi giorni.

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