Giapponesi e casalinghi Ora sushi e sashimi sono anche «take-away»

Valeria Arnaldi

I romani si conquistano per la gola con cibi naturali, ricette sane, portate eleganti e sapori pieni. Quella per la cucina giapponese sembra essere diventata una vera e propria mania nella capitale, tanto che, nata inizialmente come moda, ora i suoi piatti sono entrati a pieno titolo nei menù di ristoranti, alberghi e locali. Mancavano solo nelle case, per l’obiettiva difficoltà di preparazione, ma a colmare a lacuna - e a soddisfare la domanda di mercato - ha pensato il take away. Cucina solo «a portar via» da Fusion Food, in via Angelo Brunetti, che propone tradizionali piatti nippo-style: maki, riso in aceto e pesce crudo avvolti in una foglia di alga, e nigiri, fetta di pesce crudo su un pugno di riso, con crema di rafano. Non mancano contaminazioni con cucine di altri Paesi e una ricca «carta delle acque» da abbinare ai diversi piatti. «Profilo e gusti dei clienti variano a seconda della zona della città - dice il titolare Francesco Bortoli -. Nelle periferie, dove le nostre confezioni sono vendute in alcuni supermercati, c’è una forte richiesta di sushi con pesce affumicato. In centro, invece, si preferisce quello crudo. Forse, perché ci sono più intenditori o per distinguersi. Non è un caso che chiedano anche acque aromatizzate a sapori particolari, lontani dalla nostra tradizione». Nel locale sono in vendita libri e film dedicati alla gastronomia, non solo giapponese, e si organizzano corsi intensivi per imparare a preparare il sushi. «Sono lezioni per piccoli gruppi, in modo da poter prestare l’adeguata attenzione a tutti i partecipanti - spiega la chef Letizia Di Rocco -. Per lo più vengono giovani, da 25 a 35 anni, curiosi di sapere come nascono le pietanze che amano mangiare. Per imparare a preparare un buon piatto occorrono tanta pazienza e il senso della misura. La bontà del sushi è legata alle proporzioni. Il peso va sentito in mano, la grandezza deve essere a misura di bocca, se è troppo grande o troppo piccolo, infatti, il sapore cambia».
Sono due i punti vendita di Daruma Sushi, in via di Panico e via Flaminia Vecchia, che, segnalato dal Gambero Rosso, vanta una clientela di nomi noti della Roma bene e del mondo dello spettacolo. Accanto a maki e nigiri, il menù propone il sashimi - fettine sottili di pesce crudo o molluschi serviti con diversi tipi di salsa - piatti per più persone, perfetti per piccoli party, e vassoi speciali, da realizzare su richiesta, con le migliori specialità culinarie. Anche in questo caso, il take away si abbina alla vendita di altri prodotti, da quelli alimentari, come spaghetti e zuppe istantanee, a porcellane e set completi per appassionati di cucina e cultura giapponese, fino a dvd con titoli del cinema nipponico, classici e ultime novità. Ai titolari di Daruma Card - carta gratuita che, se richiesta, viene inviata a domicilio - sono riservate diverse promozioni durante l’anno. Un terzo punto vendita, in via Rubra, è dedicato al catering, che prevede la possibilità di avere a casa chef e cameriere giapponesi in costume tradizionale.
Il take away entra anche nei ristoranti. Da Zen Sushi Bar, in via degli Scipioni, primo kaiten capitolino - locale con nastro trasportatore su cui passano i piatti - è possibile ordinare pranzi e cene con tanto di vassoi e bacchette per creare la giusta atmosfera ovunque. Sono molti, poi, i ristoranti che, pur non prevedendo un servizio di take away vero e proprio, accettano sporadicamente ordinazioni. Tra tutti, Hasekura in via dei Serpenti: basta telefonare al mattino per sapere se quel giorno è possibile o meno ordinare una cena da portare via.

Per chi decidesse di «orientalizzare» la propria dieta, attenzione al galateo: le bacchette non vanno incrociate e se si offre un assaggio al vicino, non bisogna mai passarlo dai propri agli altri bastoncini. In entrambi i casi, si corre il rischio di attirare su di sé una terribile sfortuna.

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