Gingrich, a corto di soldi, vuol resistere fino a marzo, quando si voterà negli stati del Sud

Duro affondo di Romney nei confronti di Obama: "Mr President, lei era stato eletto per guidare il Paese ma ha scelto di non farlo. Ora si faccia da parte". Ma Gingrich rilancia la sfida: "Mancano ancora 46 Stati". Poi attacca il suo avversario: "Il potere del popolo batterà il potere del denaro"

Gingrich, a corto di soldi,  vuol resistere fino a marzo,  quando si voterà negli stati del Sud
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Entusiasmo alle stelle al Convention Center di Tampa. Parla Mitt Romney, dopo il successo delle primarie in Florida. Anche se non ha ancora la nomination in tasca - la corsa è ancora lunga e difficile e il partito repubblicano è spaccato a metà - lui parla già come lo sfidante di Obama. "Per essere leader - si rivolge direttamente all'inquilino della Casa Bianca - bisogna assumersi responsabilità, non cercare scuse. Mr President, lei era stato eletto per guidare, ma ha scelto di non farlo, ora è arrivato il momento che si faccia da parte". Se Romney parla proiettandosi nel futuro, con già la nomination in tasca, Gingrich non demorde. E, rivolgendosi agli elettori più conservatori, ricorda loro che votare per Romney è come votare per Obama.

L'ex governatore del Massachussets ha tutte le ragioni per essre soddisfatto. Si è rimesso in gioco, dopo la batosta rimediata in South Carolina, e guarda al prossimo voto in Nevada (sabato prossimo) con ottimismo. I sondaggi, infatti, lo indicano come il favorito anche a Las Vegas e dintorni. Dopo gli ultimi giorni di campagna elettorale nel Sunshine State, contraddistinti da attacchi durissimi tra lui e Gingrich, ora si rimette addosso l'abito che gli è più congeniale, quello del moderato. E a chi continua a dire che i repubblicani usciranno da queste primarie, "divisi e deboli", lui risponde ostentando tranquillità e ottimismo: "Primarie competitive non ci dividono, ci preparano, ci ritroveremo a Tampa tra 7 mesi per la nostra convention e noi saremo un partito unito con un ticket vincente".

Gingrich, da Orlando, ha riconosciuto la sconfitta, evitando (con poca eleganza) di congratularsi con l'avversario. Davanti a sé aveva una folla di sostenitori che agitavano cartelli con la scritta "mancano ancora 46 stati": un modo come un altro per ricordare a tutti che la corsa è appena iniziata e che tutto è possibile. L'ex speaker della Camera ha detto che "il potere del popolo" batterà "il potere del denaro" anche a costo di una battaglia lunga sei mesi, vale a dire fino alla convention di agosto. Al solo pensiero di una corsa così lunga il partito repubblicano trema. Eppure anche nel 2008, nella sfida tra Barack Obama e Hillary Clinton, i democratici dovettero aspettare mesi prima di conoscere il nome del loro candidato. Vincendo poi la sfida decisiva, quella di novembre.

Gingrich a corto di soldi

"Noi ci batteremo in ogni posto e alla fine vinceremo e arriveremo a Tampa come candidati", ha tuonato Gingrich. Per lui, però, nonostante i 5 milioni di dollari generosamente donati dal miliardario Sheldon Adelson, il re dei casinò di Las Vegas, è forte il rischio di trovarsi con i conti in rosso. Ha bisogno di liquidità, al più presto possibile: la sua campagna dispone di 2,1 milioni di dollari, ma ha 1,2 milioni di debiti. Quindi servono risorse fresche per andare avanti. Non è da escludere che Adelson continui a versare milioni ai gruppi indipendenti (Super Pac) che sostengono l'ex speaker della Camera.

La sfida negli Stati del Sud

Gingrich ha un obiettivo ben preciso: resistere fino a marzo, quando si voterà negli stati del Sud, compresa la sua Georgia. E' lì, nel profondo Sud, nella cosiddetta Bible Belt, che il suo messaggio ultraconservatore potrebbe sfondare. Gingrich, quindi, non sdemorde, anzi, rilancia la sfida a Romney, ribadendo ancora una volta che votare per lui è come votare per un secondo mandato di Obama.

"Non mi ero accorto di quanto fosse vero fino a quando ieri George Soros, il famoso miliardario di ultra sinistra, ha rilasciato un'intervista in Europa, dicendo che non c'è grande differenza tra Romney e Obama, vanno entrambi bene per noi, ma Gingrich no, lui sarebbe una vera vergogna".

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