Giuliani, l’esperto di radon (e di bufale)

Giampaolo Giuliani è come quel calciatore che si dichiarava «completamente d’accordo, a metà, col mister...». Ma il nostro eroe al radon ormai va oltre: non concorda più neppure con se stesso. Ieri il demiurgo del «precursore sismico» si è superato. Prima ha rilasciato un’intervista in cui faceva capire che, di lì a poco, l’Abruzzo sarebbe stato colpito da un’altra forte scossa di terremoto; poi ha minacciato di querelare chi aveva diffuso la previsione sul web; infine ha negato sia l’Sos virtuale, sia l’intenzione di denunciare chicchessia. Il tutto a riprova che - quando parla Giuliani - «la situazione è grave, ma non è seria». (Ennio Flaiano docet).
Lo scorso 29 marzo Giampaolo Giuliani fu denunciato per procurato allarme per aver segnalato un imminente sisma che avrebbe dovuto avere come epicentro Sulmona. Denunciarlo per procurato allarme fu un’esagerazione, sarebbe bastato usare il termine «bufala». In compenso Giuliani ha fatto tremare più volte gli studi di Porta a Porta e Matrix, accreditandosi come super esperto in terremoti, neanche si trattasse di Charles Francis Richter. Santoro, nel suo Annozero, ne fece addirittura un martire: «Se qualcuno avesse ascoltato i suoi allarmi, ci sarebbero stati meno morti...»; a fine trasmissione arrivò pure Vauro che, su quei morti, si esibì in «divertenti» vignette.
Da allora è trascorso circa un mese e intanto il signor Giuliani, nella scala Mercalli della confusione mentale, ha toccato ormai il decimo grado: una potenza devastante in grado di abbattere qualsiasi costruzione logica. Microfoni, taccuini e giornalisti hanno trasformato Giuliani in una specie di oracolo tellurico che dice tutto e il contrario di tutto, una specie di figura mitologica metà indovino e metà sismologo. Al suo fianco - fedele e innamorata - c’è anche sua moglie, sempre pronta a rispondere al cellulare del marito e a difenderlo dalle iene dell’informazione. «Scusi signora, può passarmi il dottor Giuliani». «Mio marito non è dottore, in questo momento è presissimo...». Ma «presissimo» a far cosa? Sul tema i giudizi sono opposti: tra il popolo di Internet c’è chi lo considera un «incompreso» e chi - forse più realisticamente - un «venditore di fumo». In rete è spuntato addirittura un «Giuliani Fan Club» dove si tessono le lodi dello «studioso» abruzzese, ma non mancano neppure i forum dove abbondano definizioni decisamente meno accademiche: da «pseudo ricercatore» a «illusionista», passando per un più esplicito «contaballe».
Da lui ha preso più volte le distanze anche il laboratorio nazionale di fisica del Gran Sasso, ente per il quale Giuliani si fregia di lavorare. Benché non sia laureato e risulti completamente sconosciuto alla comunità scientifica, Giuliani giura di svolgere un’intensa attività accademica e congressistica. Peccato che non risulti, a sua firma, nessuno studio pubblicato, non diciamo su Science o Nature, ma neppure sull’Almanacco Topolino. Giuliani sostiene che, contro di lui, sia in atto un complotto, una sorta di cospirazione per non riconoscere la validità delle sue teorie. Tra i tanti che «operano nell’ombra per screditarlo», spunta ora perfino una mano ignota, rea di aver cliccato su Youtube un video «taroccato» che lo riguarda. Si tratta di un’intervista nella quale Giuliani asseriva che vi sarebbero state delle scosse di terremoto ieri pomeriggio, video nel quale si invitava la popolazione a lasciare le abitazioni. Secondo Giuliani, per confezionare la falsa intervista sarebbero stati utilizzati vecchi filmati e inserti, con un’operazione di montaggio digitale, spezzoni di sue dichiarazioni collegate in modo da far ritenere che si trattasse di un’intervista vera.
Secondo i siti internet di vari quotidiani alcune frasi del tecnico abruzzese avrebbero «scatenato una vera e propria psicosi terremoto». Il motivo? La notizia secondo cui Giuliani avrebbe detto che «nel pomeriggio del 27 aprile ci sarebbe stata una scossa in Abruzzo, prevista grazie a un aumento del gas radon rilevato dai suoi macchinari». Negli articoli si legge anche che addirittura sarebbero state «chiuse ed evacuate alcune fabbriche ed altri edifici dell'Aquila e di altri Comuni già terremotati lo scorso 6 aprile».


In mancanza di cose più serie di cui occuparsi, la squadra mobile dell’Aquila (con l’ausilio della polizia postale e delle comunicazioni) ha promesso che «saranno svolte indagini accurate».
Ben accurate, mi raccomando.

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