Giustizia, il monito di Fini: "Riforme condivise"

Il presidente della Camera: "Le riforme, siccome riguardano le istituzioni che sono la casa di tutti, avvengano con maggioranze più larghe di quella del governo". E Schifani: "La riforma non sia contro la magistratura"

Giustizia, il monito di Fini: "Riforme condivise"

Roma - "Non escludo a priori che ci possa essere condivisione anche sui temi che riguardano l’ordinamento giudiziario". Mentre governo e maggioranza ribadiscono a gran voce la necessità di riformare il Paese per aiutarlo a crescere, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, torna a sottolineare la necessità di varare riforme condivise tra maggioranza e opposizione anche sui temi della giustizia: "E' auspicabile che le riforme, siccome riguardano le istituzioni che sono la casa di tutti, avvengano con maggioranze più larghe di quella del governo". Dello stesso parere anche il presidente del Senato, Renato Schifani, che, parlando alla cerimonia di consegna del Premio Spadolini Nuova Antologia a Firenze, ha invitato a portare avanti una riforma della giustizia che "non sia contro la magistratura".

Fini: "Riforme condivise" "E' evidente che si può intervenire nell’ordinamento giudiziario con leggi costituzionali o con leggi ordinarie: questa è una scelta che attiene alla libertà delle forze politiche". Rispondendo ad una domanda dei giornalisti a margine del suo intervento all’Italian American Conference, che si è svolta questa mattina all’università di Pisa, il presidente della Camera ha spiegato che "è possibile modificare la Costituzione con una maggioranza semplice, e in questo caso c’è la possibilità di ricorso al referendum, o con una maggioranza qualificata, in quest’ultimo caso non c’è il ricorso al referendum". "È logica conseguenza - ha poi puntualizzato Fini - che sia auspicabile che le riforme avvengano con una maggioranza più larga di quelle di governo, poichè riguardano le istituzioni che sono la casa di tutti".

Schifani: "La riforma non sia contro la magistratura" "Il rinnovamento e la riforma della giustizia non sono contro la magistratura, ma devono essere da tutti interpretati e indirizzati verso l’obiettivo di esaltare e valorizzare il ruolo, l’autorevolezza e il prestigio di chi assolve la propria missione di servitore dello Stato". Secondo Schifani, "riformare la giustizia non contro qualcuno, ma a favore di tutti i cittadini". "Riformare la giustizia per impedire che si offuschi il lavoro instancabile e imparziale dei giudici - ha continuato il numero uno di Palazzo Madama - se ci sono errori, non possono più essere tutti i magistrati a pagarne le conseguenze, anche solo in termine di immagine. La giustizia deve essere vista da tutti come opera imparziale e indipendente di chi considera lo Stato e i suoi cittadini unici scopi del proprio lavoro". "È fallimento della politica e delle Istituzioni non ascoltare o, peggio - ha, infine, concluso il presidente del Senato - assecondare una visione non corretta del potere fine a se stesso".

Nella magistratura eroi coraggiosi "I magistrati italiani sono stati spesso eroi coraggiosi e sinceri", ha detto Schifani spiegando che "sul tema della giustizia occorre tutti insieme, maggioranza e opposizione, chiudere la lunga fase di transizione che ormai dura da 15 anni, per ristabilire attorno a tutte le istituzioni, nessuna esclusa, prestigio, autorevolezza, rispetto".

"Non basta però dire solo dei no, serve una politica del sì propositiva e concreta - ha aggiunto il presidente del Seanto - attori di un rinnovamento profondo possono essere gli stessi magistrati, che in questo Paese sono stati molte volte eroi coraggiosi e sinceri contro la violenza criminale, fino al sacrificio della propria vita".

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