Marianna Bartoccelli
da Roma
Si sgonfia laffaire spioni informatici negli archivi della Guardia di finanza. Risulta sempre più evidente infatti che linfiltrazione nellanagrafe tributaria di Romano Prodi, sua moglie, ma anche di Silvio Berlusconi dei suoi figli e di tanti altri personaggi dello spettacolo e dello sport, sia stata opera di «guardoni, di voyeurismo fiscale, non certo di un complotto», come ha ribadito ieri anche il leader di An, Gianfranco Fini. E dopo lautodifesa della Guardia di finanza che «ha la coscienza a posto», come afferma il generale Roberto Speciale, si aspettano i risultati dellinchiesta nella quale ai primi 127 indagati se ne sono aggiunti altri, ma pare che il tenore sia lo stesso per tutti. Si tratta di funzionari degli uffici tributari che vuoi per passatempo, vuoi per curiosità, hanno cominciato a cliccare nei loro computer per conoscere dati coperti dalla privacy, ma accessibili a chiunque abbia la password.
Come la funzionaria ascolana, il cui legale Nazario Agostini, che la difende dallaccusa di accesso abusivo a sistema informatico-telematico, ravvisa lipotesi che il tipo di reato di cui è accusata la sua cliente non esista «in quanto interrogare un sistema non significa introdurvisi e violarlo». Cosa diversa sarebbe manipolarlo, cambiarlo, eliminarlo. Ma non è questo il caso. Inoltre, così come già aveva sostenuto il vicecoordinatore di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto, anche il legale della signora mette in dubbio che la competenza dellindagine sia della procura milanese. Da parte sua Cicchitto ritorna ad accusare lunilateralità delle rivelazioni sui soggetti spiati. «Questo e le conseguenti azioni giudiziarie sono il vero scandalo di tutta la vicenda» spiega. E accusando il governo di aver tenuto nascosti alcuni nomi, in particolare quello di Berlusconi e dei figli, annunzia una sua interrogazione parlamentare al ministro Padoa-Schioppa per sapere «con certezza i nomi di tutti coloro che sono stati oggetto di accessi fiscali non giustificati». Una seconda interrogazione sarà fatta invece al ministro della Giustizia Clemente Mastella per sapere perché il caso è stato affidato alla Procura di Milano e, inoltre, perchè «nel nostro Paese esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B, per cui solo a proposito di Prodi è stata aperta una procedura giudiziaria con ben 128 perquisizioni, mentre per gli altri spiati non si ha notizia dell'apertura di altrettante indagini. Invece, a quanto sembra, nel nostro Paese si seguono procedure fondate sul criterio dei due pesi e delle due misure funzionale alle speculazioni politiche della maggioranza di governo». Anche a sinistra si tende a trasferire la vicenda in Parlamento e Pier Luigi Castagnetti, della Margherita, chiede unindagine conoscitiva parlamentare: «È necessario - spiega - verificare se l'impianto legislativo vigente presenta maglie di controllo troppo larghe».
Intanto ieri a Torino è stato arrestato un dipendente dellAgenzia delle entrate indagato per lo spionaggio fiscale. Durante la perquisizione della sua abitazione i finanzieri hanno trovato due pistole e 40 proiettili, tutto materiale non denunciato.
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