Quello che Cecilia ha lasciato in bianco

Ci vuole un governo che spenda tutto quello che può mettere sul piatto, con amici e nemici, per tirare fuori la giornalista italiana in tempo record

LaPresse/Palazzo Chigi/Filippo Attili
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Cecilia Sala ha raccontato per la prima volta in tv la sua dura esperienza nella galera di Teheran durata, per fortuna, solo tre settimane come ha sottolineato più volte. Peccato che in mezz'ora di intervista di Fabio Fazio a Che tempo che fa, sul canale Nove, non sia riuscita una sola volta, con una mezza frase, a citare chi l'ha tirata fuori dai guai in un tempo record. Se non voleva per scelta giornalistica o prurito ideologico ringraziare il governo e il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che non ha bisogno di sostegni pubblici, avrebbe dovuto almeno citare i nostri servizi segreti con nome e cognome. Un criptico accenno che solo gli addetti ai lavori capiscono non basta per l'opinione pubblica. Non solo sono andati letteralmente a prenderla con il capo dell'Aise, generale Giovanni Caravelli, ma grazie a lui e ai rapporti con la controparte iraniana è arrivato il prima via libera a trattare per riportare a casa la giornalista intrappolata nella «diplomazia» degli ostaggi a causa dell'arresto in Italia dell'iraniano dei droni. Cecilia ha fatto bene a non sovraesporsi in una girandola mediatica fin dall'inizio ed è una sua scelta snobbare la stampa e le grandi tv italiane parlando con il New York Times e scegliendo Fazio. Il racconto della prigionia ci ha ricordato che nell'inferno di Evin le detenute prendono la rincorsa e sbattono la testa contro la porta blindata piuttosto che continuare a sopportare interrogatori peggiori di quelli subiti da Sala. La cella asfissiante con le luci sempre accese e le urla nei corridoi delle catacombe iraniane, dove languono gli oppositori, sono stati giustamente i punti salienti del racconto per accendere i riflettori sui meno fortunati, che non «hanno un paese alle spalle» come ha detto Cecilia. Oltre al paese, però, ci vuole un governo che spenda tutto quello che può mettere sul piatto, con amici e nemici, per tirare fuori la giornalista italiana in tempo record. E la gratitudine nei confronti di chi l'ha salvata è un pregio non un difetto. Qualsiasi premier di destra o di sinistra lo avrebbe fatto, ma non è detto che i risultati e soprattutto i tempi sarebbero stati gli stessi. Cecilia ha ricordato che altri «ostaggi» hanno passato anni nelle mani degli ayatollah.

Per questo è suonata tragicomica la domanda di Fazio sul coinvolgimento di Musk nella liberazione, piuttosto che sulla premier Meloni volata da Trump con una missione lampo per far tornare a casa, sana e salva, in sole tre settimane, Cecilia Sala.

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