Può la politica raccontare la realtà? La risposta non è per niente scontata, soprattutto quando arriva l’autunno e ti trovi di fronte alla manovra economica e con la prospettiva delle elezioni davanti. Le europee sono insidiose, perché non ti puoi nascondere. Si vota con il proporzionale puro e il consenso è una fotografia non virtuale. Non ci sono coalizioni e ognuno pesa per conto suo. Non è insomma l’appuntamento più sereno per una maggioranza di governo. In una situazione di questo tipo la tentazione è accontentare tutti i gruppi di interesse, quelli che vedono nella finanziaria l’occasione per battere cassa e accumulare bonus, detrazioni, finanziamenti e soldi più o meno a pioggia. È una vocazione antica in questa penisola. È così che si raduna il consenso, dando ai clientes quello che si aspettano. Se non ci sono risorse bisogna perlomeno prometterlo, magari scrivendo da qualche parte un «pagherò» da saldare alle calende greche.
Il gioco, anche in tempi di magra, bene o male è stato sempre questo, tanto che beneficiari e affini non hanno alcuna intenzione di lasciarsi sviare da questioni marginali come i conti pubblici. Se il «superbonus» fa venire il mal di pancia a Giorgetti (in foto), non è certo un problema per tutti gli altri. Giorgia Meloni ha scelto però un’altra strada, quella della consapevolezza. Ha gettato sul piatto una libbra di realtà. Il messaggio è breve: la diligenza è vuota. È inutile agitarsi, non mettetevi lì a studiare il luogo migliore per gli agguati.
Il carro della manovra non ha dentro nulla. Quel poco che c’è a disposizione servirà a tagliare il più possibile le tasse sul lavoro, perché i salari sono ormai una questione che non si può rimandare. È la ferita più sanguinante della nostra economia, quella che sta sulla pelle di ciò che un tempo si chiamava ceto medio e ora è solo una linea di punti sparsi che da troppi anni respirano incertezza e paura. Questi sono gli elettori che Giorgia Meloni sente vicini, in cui si riconosce, che considera affini per sensibilità e visione del mondo. È un consenso che va anche oltre i confini di Fratelli d’Italia. È meloniano. Non è neppure un nocciolo duro. È qualcosa di diverso.
È una moltitudine disorientata che vede nella Meloni una speranza, un punto di riferimento. È qui, scommettendo su di loro, che la premier pensa di giocarsi le elezioni europee. L’azzardo è saltare i gruppi di pressione, confindustria, grandi aziende, banche, associazioni di categoria, sindacati non ostili, vari e profondi corpi intermedi. È a loro che sta dicendo che non ci sarà nessun assalto alla diligenza. È una scelta politica, che potrebbe anche costarle percentuali di consenso, ma che ha un punto di partenza forte: la realtà.
La realtà di conti pubblici che non permettono fasti elettorali. È inutile riempire la diligenza con miliardi immaginari, tanto in qualche modo si troverà l’inganno per metterli a bilancio.Quei quaranta miliardi non esistono. Chi li evoca vive nel virtuale.
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