"I condannati in primo grado dovranno essere candidabili". Nordio contro la Severino

Il ministro della Giustizia del governo Meloni sta insistendo sulla necessità di intervenire sulle normative vigenti, in alcuni casi considerate non funzionali

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio

La riforma della giustizia è un tema caldo della politica italiana. Se ne parla da anni, anche se concretamente sono stati fatti pochi passi in avanti. Lo scandalo di Bruxelles, che ha coinvolto eurodeputati di alcuni Paesi europei, ha confermato che la corruzione è a più livelli ed è indispensabile mettere mano alle leggi in materia. Il ministro della Giustizia del governo Meloni, Carlo Nordio, proprio in questi giorni, sta insistendo sulla necessità di intervenire sulle normative vigenti, in alcuni casi considerate non funzionali. Come riportato ieri da Il Giornale.it, per il Guardasigilli sarebbe urgente modificare l’avviso di garanzia che è diventato uno strumento di condanna mediatica anticipata.

La legge Severino

Nordio ha parlato anche della controversa legge Severino sulla corruzione. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera è stato molto chiaro. “Abbiamo avuto sollecitazione dall’Anci e l’apertura del Pd – ha detto il ministro – per abolire o modificare radicalmente abuso d'ufficio e traffico di influenze”. Ma secondo l’esponente del governo Meloni ci sono tante altre cose della Severino che non vanno bene. “Occorre far sì – ha continuato Nordio –che la norma sull'incandidabilità non venga applicata ai condannati in primo grado”. Questa posizione è molto garantista e mira a salvaguardare la presunzione d’innocenza degli imputati. Modificando la legge l’incandidabilità dovrebbe scattare dalla sentenza di condanna di appello in poi. Sui reati più gravi il ministro si dice pronto a discuterne, poiché è necessario trovare la convergenza sintetizzando le diverse posizioni politiche.

Verso la separazione delle carriere dei giudici

Anche riguardo al grande tema della separazione delle carriere Nordio non ha dubbi. “È un obiettivo a cui tendere – ha spiegato –ma necessita di tempi molto lunghi perché prevede una revisione costituzionale. In questo momento dobbiamo dedicarci a cose meno divisive come l'efficienza della giustizia”. Il ministro della Giustizia, che ha annunciato interventi sul carcere, ha affermato che sta cercando di ottenere parte del tesoretto per devolverlo a polizia penitenziaria e usarlo per i detenuti, ovvero per l'aiuto psicologico a chi è a rischio suicidio e per il lavoro. Il rappresentante del governo Meloni in tema di giustizia ha incassato, come anticipato da Il Giornale.it., anche il consenso del leader di Italia viva Matteo Renzi. "Se Nordio sarà lasciato libero di andare per la sua strada, seguendo le sue idee liberali - ha rivelato - noi saremo con lui. E voteremo sì alla riforma come ha detto in aula l'altro giorno Enrico Costa. Speriamo che il Guardasigilli abbia la forza di andare fino in fondo".

La corruzione in Italia

Nordio è ritornato anche su ciò che è successo al Parlamento europeo. “La corruzione c'è da sempre, come narrano Cicerone e Lisia. In Italia – ha dichiarato – è più diffusa e capillare perché facilitata da un potere ampio.

La discrezione sconfina con l'arbitrio che spinge a oliare serrature altrimenti chiuse. La percezione da noi è dieci volte più alta. Non è un caso. A fronte di una media europea, a spanne, di 25mila leggi, noi ne abbiamo 250mila. Più lo Stato è corrotto più sforna leggi”.

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