Non è la prima volta che prende di mira i vaccini, ma ieri le sue parole hanno scatenato un putiferio con la condanna di gran parte della politica e della comunità scientifica. «Non c'è la prova che senza vaccini il Covid sarebbe andato peggio», dice in Tv il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, scatenando una polemica che tiene banco tutto il pomeriggio e culmina con una richiesta di dimissioni da parte dell'opposizione per l'esponente di Fratelli d'Italia, da sempre critico nei confronti delle decisioni «politiche e non scientifiche» del governo precedente.
La miccia esplode lunedì sera a ReStart, su Rai 2, quando parlando della pandemia il sottosegretario fa notare che «l'Italia è stata prima per mortalità e terza per letalità». «Quindi questi grandi risultati non li vedo raggiunti», puntualizza. Quando il vicedirettore del Corriere della Sera, Aldo Cazzullo, gli fa notare che «senza sarebbe stato magari peggio», Gemmato rimanda l'osservazione al mittente: «Questo lo dice lei, non abbiamo l'onere della prova inversa. Ma io non cado nella trappola di schierarmi a favore o contro i vaccini». Parole comunque pesanti, che rimbalzano al G20 di Bali, dove nelle stesse ore la premier Giorgia Meloni riconosce che è anche grazie ai vaccini che «la vita è tornata progressivamente alla normalità», sottolineando però l'esigenza di «non cedere mai alla facile tentazione di sacrificare la libertà dei cittadini in nome della tutela della loro salute».
Quando arriva la rettifica di Gemmato («I vaccini sono armi preziose, le mie parole sono state decontestualizzate»), il danno è fatto. «Un sottosegretario alla Salute che nega i vaccini non può rimanere in carica», twitta il segretario del Pd, Enrico Letta. Seguito da Matteo Orfini, che sollecita le dimissioni dell'esponente di FdI: «Un governo normale lo farebbe dimettere in cinque secondi per manifesta ignoranza». «Un sottosegretario negazionista non può occuparsi di salute», rincara la dose la presidente dei senatori del Pd, Simona Malpezzi. Per il leader del Terzo Polo, Carlo Calenda, un sottosegretario alla Salute che «non prende le distanze dai non vax è decisamente nel posto sbagliato». «Il ministro Orazio Schillaci e il suo sottosegretario hanno idee opposte sull'utilità dei vaccini: uno dei due è di troppo», dichiara Osvaldo Napoli, della segreteria nazionale di Azione.
Fratelli d'Italia prova ad arginare le polemiche con una nota di Marco Osnato: «Gemmato non ha messo in dubbio l'efficacia scientifica dei vaccini, ma ha espresso la necessità di approfondire la gestione della pandemia. Evidentemente la reazione del Pd nasconde la paura di far scoprire episodi di imperizia». Per i deputati della maggioranza si tratta solo di una «strumentalizzazione»: «Polemica che non esiste», per il capogruppo di FdI al Senato, Lucio Malan; «Fake news pur di attaccare il governo Meloni», per Luciano Ciocchetti, vicepresidente FdI della commissione Affari sociali della Camera.
Le parole del sottosegretario fanno insorgere la comunità scientifica. A partire dai medici, che per bocca del presidente della Federazione nazionale degli Ordini, Filippo Anelli, ricordano come la campagna vaccinale in Italia abbia evitato 150mila morti. «Ma come si fa a dire che non c'è prova che i vaccini sono serviti a salvare la vita a milioni di persone? Basterebbe saper leggere la letteratura scientifica. Un bel tacer non fu mai scritto», twitta Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova.
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