Il vicepremier Antonio Tajani ieri sera è intervenuto ad Abano Terme, ospite della «festa dei lettori» del Giornale. Intervistato dal direttore Alessandro Sallusti, Tajani ha affrontato molti temi d’attualità. Tra questi, anche la situazione bellica in Medio Oriente. «Credo ha esordito il ministro degli Esteri - che sia giusta la posizione di chi chiede di arrivare a un cessate il fuoco, anche il governo britannico inizia a insistere su questo: un cessate il fuoco con la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani può portare ad allentare la tensione e permettere di passare a una fase politica». Poi un passaggio sulla condizione del popolo palestinese: «Netanyahu - ha proseguito il segretario azzurro - è contrario alla soluzione due popoli due stati, lui ci ha parlato soprattutto della ricostruzione di Gaza. Ma se non si offre una prospettiva alla popolazione palestinese, un popolo senza prospettiva diventa definitivamente disperato». Ma l’agenda geopolitica del momento non può che interessarsi anche del Mar Rosso e delle prospettive in quella zona di mondo. «Il 40% del Pil italiano - ha spiegato uno dei due vice di Giorgia Meloni al governo - viene dall'export, e buona parte dell'export passa dal Mar Rosso. Quindi le minacce al traffico commerciale in quel mare sono una minaccia al nostro sistema». «Fondamentale», in questo senso, è la presenza delle navi europee.
Ma ieri è stata anche la giornata in cui Tajani ha affrontato di nuovo il discorso legato al caso di Ilaria Salis. «Siamo pronti a fare tutto ciò che serve» anche «per garantire una detenzione rispettosa dei diritti della persona» ha detto il ministro degli Esteri, che domani vedrà il padre dell'attivista milanese detenuta in Ungheria. Il segretario azzurro ha ribadito che la vicenda non va trasformata «in un fatto politico» e che adesso è il momento di smorzare le polemiche e lavorare «in punta di diritto». Scontare i domiciliari in Italia resta la richiesta dei legali, anche se le autorità di Budapest potrebbero concederli soltanto dopo la sentenza. «Prima bisogna ottenere i domiciliari in Ungheria, richiesta che gli avvocati non hanno ancora fatto, e questo è il punto fondamentale - ha sottolineato però Tajani - soltanto una volta concessi possiamo chiedere di avere i domiciliari in Italia». Il ministro ha rilanciato sulla riforma della giustizia che è «fondamentale per l'azione di questo governo: tre milioni di processi civili fermi sono una vergogna».
E anche sul premierato: «Non c'è nessun attacco al presidente della Repubblica e nessuna rivoluzione contro il capo dello Stato ha affermato - cambiare ogni sei mesi il ministro degli Esteri, dell'Economia o della Difesa, fa perdere credibilità al nostro Paese perché nessuno sa mai con chi parlare».
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