Stop affitti brevi, giallo sul decreto in Cdm

Non dovrebbe esserci il dossier affitti brevi in Consiglio dei ministri, dopo il freno della Lega

Stop affitti brevi, giallo sul decreto in Cdm
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Non dovrebbe esserci il dossier affitti brevi in Consiglio dei ministri, dopo il freno della Lega. Non entra nell'ordine del giorno della riunione il decreto legge contenente nuove norme sul settore. Una stretta, tanto che le bozze circolate sul testo scritto dai tecnici del ministero del Turismo hanno fatto saltare sulla sedia il vicepremier Salvini: «La proprietà privata è sacra e ognuno deve essere libero di decidere come mettere a reddito il proprio immobile. Se il privato ha un appartamento e vuole metterlo a reddito a breve, a medio o a lungo termine non penso che sia compito dello Stato decidere se lo devi fare a breve, a medio o a lungo termine. Siamo in un paese libero e siamo in sintonia con l'intero governo».

Invece nello schema di decreto legge uscito dagli uffici del ministero di Daniela Santanché, si punta a fare ordine nel comparto - per sanare abusi e concorrenza sleale - introducendo limiti già finiti sotto accusa. A partire dal numero di notti per cui si può rientrare nella categoria di affitti brevi (oggi da 1 a 30 notti) e dal regime fiscale condizionato al numero di immobili dello stesso proprietario destinati alla locazione breve. Recita la bozza del provvedimento: «Il contratto di locazione per finalità turistiche avente ad oggetto uno o più immobili ad uso abitativo, nei comuni capoluogo delle città metropolitane non può avere una durata inferiore a due notti consecutive, fatta eccezione per l'ipotesi in cui la parte conduttrice sia costituita da un nucleo familiare con almeno tre figli». È il cosiddetto «Minimum stay», che nelle città metropolitane non potrà essere meno di due notti tranne in presenza di tre figli. Per i soggiorni di una notte l'unica soluzione saranno le strutture alberghiere. Previste multe fino a 5mila euro per chi affitterà per una sola notte.

Scende, inoltre, da cinque a due il limite di appartamenti che lo stesso proprietario può dare in locazione breve con la tassazione con cedolare secca. Dunque lo stesso soggetto può affittarne non più di due, altrimenti è considerata un'attività economica e serve la partita Iva. Il ministero del Turismo assegna poi un codice identificativo nazionale a ogni immobile oggetto di locazione per finalità turistiche, oggi ce n'è solo uno su base regionale. Obbligatorio esporre il codice a ogni annuncio, pena sanzioni. Vengono poi introdotti obblighi di dotazioni di sicurezza, dispositivi antincendio e rilevatori di monossido di carbonio. Secondo Federturismo Confindustria in Italia sono oltre 500mila gli immobili destinati ad affitti brevi, «nella totale assenza di regolamentazione che in molti centri ha creato problemi di overtourism». I dati però ridimensionano le responsabilità degli affitti brevi nello spopolamento dei centri storici, visto che si parla di appena il 2% su un patrimonio di immobili vuoti pari a 9,5 milioni, circa il 27% del parco immobiliare complessivo. Per l'Aigab, l'associazione italiana gestori di affitti brevi, «vengono introdotte incomprensibili restrizioni dirette volte a rendere meno conveniente il ricorso a questo strumento o rendere più complicata la vita del proprietario».

Per Federalberghi invece non è abbastanza: «A casa mia la proprietà privata è quella dove tu vivi - dice il presidente Bernabò Bocca - Invece con questa norma tu ti compri tranquillamente due appartamenti e ci fai un business per 365 giorni l'anno con gli affitti brevi». Dopo l'uscita di Salvini sarebbero in corso limature.

Ma il pacchetto è una bandiera della ministra Santanché, che aveva rivendicato come «nessuno prima di noi, né la sinistra che è stata per 10 anni al governo, né quei sindaci che oggi chiedono interventi urgenti, abbia mai voluto affrontare una questione riguardante un tema cosi complesso e spinoso».

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