da Torino
Ci sono giornate che nascono storte e che, in un modo o nell'altro, si raddrizzano come per miracolo. Capita così che Francesco Totti prima sbagli malamente un calcio di rigore e poi, quando è già diventato bersaglio del pubblico di casa, devii in porta del tutto involontariamente una conclusione di Mancini: Roma a quel punto in vantaggio e con un uomo in più, vista l'espulsione di Franceschini per fallo di mano. E partita più che indirizzata, portata poi a casa per 2-1 grazie al raddoppio dello stesso sudamericano e il gol bandiera di Rosina al 44.
Buon per i giallorossi, insomma, che bissano così la vittoria di domenica sera contro il Palermo confermandosi primi inseguitori dell'Inter e dimenticando definitivamente le sberle prese nel derby. Il Toro, dal canto suo, ha fatto quello che ha potuto: squadra con limiti tecnici evidenti, finchè è rimasta in parità numerica ha retto l'urto. Dopo di che, ha alzato bandiera bianca nella sostanza ma non nella forma: Rosina e compagni hanno corso e lottato fino alla fine, il che dalle parti di chi ama il granata è sempre cosa da apprezzare.
Ha messo insieme tredici punti nelle ultime cinque partite, il Toro che Zaccheroni sceglie di coprire con una pesantissima coperta di lana: la solita difesa a tre, con Doudou (di nuovo in campo dal primo minuto dopo quasi sei mesi) e Brevi al posto degli squalificati Cioffi e Di Loreto, viene così protetta da un centrocampo che più folto non si può. Rosina, nelle speranze del popolo granata il nuovo Totti, viene così liberato da ogni laccio: a lui il compito di dare una mano ad Abbruscato, preferito a sorpresa a Stellone. Dal canto suo la Roma investe Taddei del ruolo di Perrotta e affida a Virga la posizione del brasiliano. Sono i giallorossi a fare subito la partita: il Toro aspetta, come tradizione e come carenze di organico impongono. I giallorossi spingono soprattutto sulla sinistra, dove Tonetto e Mancini propongono meccanismi rodati: su suggerimento dell'ex leccese, arriva al tiro De Rossi ma la palla finisce in tribuna. Poi è Totti a saggiare i riflessi di Abbiati con una punizione dai trenta metri controllata in due tempi dall'ex juventino. Da parte granata, poco o nulla: tanta grinta e un paio di mischie create su calcio d'angolo. Quando il Pupone batte una punizione a sorpresa pescando Mancini tutto solo in mezzo all'area (posizione sospetta), il vantaggio ospite sembra fatto: invece Abbiati si supera deviando sul palo una prima conclusione del brasiliano, che poi prova il tap-in trovando però il braccio di Franceschini. Risultato: rosso per quest'ultimo (su segnalazione del guardalinee Griselli), rigore per la Roma e altro miracolo di Abbiati che ipnotizza Totti, al quarto errore in stagione. Zaccheroni corre ai ripari e si affida alla difesa a quattro, ma il destino si fa beffe della tattica: conclusione di Mancini, palla che sbatte praticamente sul fondoschiena del capitano, Abbiati spiazzato e battuto. Del resto, Totti e Abbiati hanno un conto aperto da anni: sono infatti otto le reti segnate in carriera dal capitano giallorosso all'attuale numero uno del Toro.
Partita indirizzata, allora. Con i granata spuntati, al punto che nell'intervallo i tifosi quasi ringraziavano Paparesta per avere fischiato un fuorigioco (inesistente) ad Abbruscato, la cui conclusione era finita abbondantemente in curva. Zaccheroni prova allora a giocarsi la carta Muzzi proprio al posto dell'ex aretino, ma la sostanza non cambia di molto anche perché il centrocampo granata non riesce a proporre qualità.
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